Accetto l'invito di mio marito per una gita a sorpresa.. In
macchina, velocità minima (a piedi io non ho benzina) andiamo alla scoperta
di una piccola città di provincia. La trovo rinnovata, diversa: i vecchi
muri delle case e le facciate dei palazzi sono stati ridipinti con i colori più
svariati, dal tenue pastello a colori decisi e solari. Sono sorti nuovi rioni,
le vie hanno le targhe con nomi di personalità o date storiche più
vicine al nostro tempo. Vedo villette con i giardini e belle rose già fiorite.
Condomini dalle forme classiche. Casa popolari lineari, con tante finestre e piccoli
balconi. C'è un grande parco nuovo che merita una prossima escursione.
Qua e là si vedono vecchie case con muri brutti e scrostati; ma non credo
che rimarranno ancora per molto. Vedo tante persone in bicicletta; donne, bambini,
anziani che camminano sui marciapiedi. E' una piccola città ancora amisura
d'uomo, anche se il traffico si è fatto più intenso, i sensi unici
e i divieti sono aumentati. Amo questa piccola città. E' la mia Casalmaggiore. Gli
usi, le tradizioni sono rimasti fedeli al passato. La piazza Garibaldi col suo
rinomato "Listòn" dove, ancor oggi, si svolge il mercato del
sabato. Tante le merci con prezzi accessibili. E' rinata anche l'Edicola, la
casa piccola di Franco Faita. Attorno alla piazza fanno bella mostra di sé
i tanti negozi, impreziositi dalle belle vetrine. Col tempo bizzarro di quest'anno,
ancora non si vedono i tavolini dei caffè "cui magiurén chi
ssanta sò e incumincia a ciciarà dli so robi e ad coi chi va avanti
e indré in sallistòn". Da un lato della piazza sono pronte
le strutture per l'affissione dei manifesti e delle liste elettorali, questa volta
con scelte decisive e importanti. Casalmaggiore è cambiata: ora sono
numerose le persone, le famiglie con i vari dialetti e gli accenti di tante regioni
del meridione, e non solo. E' un piccolo gande paese il mio, che da tempo offre
ospitalità ad extracomunitari ed anch'essi godono delle abitazioni, degli
asili, delle scuole, del lavoro e delle panchine che circondano la piazza. Non
c'è ancora molta familiarità con i locali; si sentono tanti e svariati
mugugni; ci vuoI tempo; pian piano anche questi si attenueranno. Se ognuno
accettasse i reciproci diritti e doveri, se imparasse a conoscerli e a rispettarli,
forse (e dico:forse) l'integrazione tra i popoli e la nuova Europa non potrebbe
nascere anche da questi nuovi comportammenti? Un mio giovane amico mi diceva
un giorno:"Tu, Rosalia, sei di una fiducia e di una ingenuità disarmanti".
Aveva ragIOne. Ritorno al giro turistico. Renato mi porta dove è in
costruzione la nuova grande sede dell' A.V.I.S. e dove si trova l'area su cui
sta sorgendo la nuova scuola. Girovagando ritrovo l'amata via che porta al
Duomo, la mia cara chiesa di tutte le domeniche e di tutte le date che hanno segnato
le tappe principali della mia esistenza. Vedo l'oratorio "Maffei" con
il salone vestito a festa, molto bello ed accogliente. Ora che abito in via
Bixio, c'è una piccola strada che mi gira intorno e mi porta in breve alla
bella chiesa di San Francesco dove trovo sempre la serena accoglienza che dona
la casa di Dio. Il mio libero girovagare per oggi finisce. Non sono entrata
nello scolorito problema degli anziani, dove non basta ridipingere i muri delle
case o delle stanze per non trovarsi senza le risorse necessarie per entrarvi
ed abitarvi. Anche loro, e sono tanti, sono in attesa di vedere "nuovi colori",
conformi alla loro età. Appuntamento a maggio. Questa è la sera.
Nel mio rione ci ritroviamo per la recita del Rosario: Don Alberto recita le cinquanta
"Ave Maria" dedicate alla Madonna, con le attuali intenzioni. La Madonnina
posta sotto la grande magnolia quest'anno brilla ancor più; tanta la luce,
tanti i fiori sul piccolo altare preparato con amore dai devoti amici del condominio
del civico 69. Grazie. I presenti al Rosario sono pochi; mancano in tanti, ma
la forza delle nostre voci fa arrivare in alto le parole dell' Ave Maria e le
fa entrare con l'aria in ogni stanza e le fa sentire. Il Rosario non è
cambiato: sono sempre le stesse parole che uscivano dalla demolita chiesa di San
Rocco, vicino all'argine, nel 1942. Sempre a Maggio, ancora guerra.. E sempre,
Maria veniva invocata da tutte le genti:"Regina della pace, prega per noi!" Rosalia
Adorni F adani
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