Laura Boccenti Invernizzi, ospite all'oratorio Maffei, ha raccontato
la sua esperienza di insegnante e di responsabile di una scuola paritaria.
Sicuramente l'intervento della docente ha rappresentato una testimonianza
importante per i molti genitori in sala, ma non c'è dubbio che
l'entusiasmo per tentare un progetto di questo genere a Casalmaggiore
c'era già ancor prima della serata, che ha solo confermati ai presenti
che quella di una scuola paritaria casalese è una sfida da cogliere.
Diversi gli interventi alla fine della relazione della dott.a Invernizzi;
in sala c'erano anche alcuni rappresentanti politici del territorio che,
sul tema della scuola, non hanno potuto fare a meno di esprimere la propria
posizione. Tra di loro il candidato a presidente della Provincia di Cremona
per il centrodestra, nonché consigliere regionale Gianni Rossoni,
il referente UDC casalese Fabio Penotti e il primo cittadino di Casalmaggiore,
Luciano Toscani. "Ben venga una scuola privata in città; -
ha affermato Toscani - il problema del quale bisogna tenere realisticamente
conto, però, sono le risorse". Ma questa non è l'unica
difficoltà, secondo quanto emerso dall'incontro, nel percorso che
porta verso la realizzazione di un progetto simile. I primi ostacoli,
secondo la relatrice, sono di tipo culturale e derivano dal fatto che,
negli anni, attraverso un processo che è partito dalla modernità,
si è affermata l'equivalenza tra cultura pubblica e cultura laica:
"Quella cultura che noi oggi definiamo pubblica - ha affermato -
non dà più rilevanza al discorso su Dio facendolo diventare
una questione di tipo confessionale. Ciò è da attribuire
alla progressiva identificazione tra comunità politica e Stato.
Ma lo Stato non ha diritto di imporre una visione della realtà,
tanto meno una visione neutralista che è quella che caratterizza
la scuola statale di oggi".
Tale tipo di scuola, però, secondo la preside milanese, non risponde
alle reali necessità e alla volontà educativa di tutte le
famiglie. "Sono due le domande - ha affermato la Invernizzi - a cui
dobbiamo dare risposta per capire quale tipo di educazione vogliamo garantire
ai nostri figli: in prima istanza dobbiamo chiederci cosa significa che
i genitori sono i primi e i principali educatori e, in secondo luogo,
qual è il contesto culturale nel quale si colloca la famiglia oggi".
Le scuole paritarie, secondo la dott.ssa Invernizzi, danno precise risposte
a questi quesiti, risposte che poggiano sulla convinzione che vi sono
interrogativi fondamentali sull'uomo, sul mondo e su Dio che non possono
essere elusi e che devono entrare a far parte dell'educazione dei bambini
e dei ragazzi insieme a tutte le altre materie scolastiche. "L'educazione
- ha spiegato l'Invernizzi - è inevitabilmente in rapporto con
la verità sul mondo, sull'uomo e su Dio, ovvero con realtà
ben diverse dalle pure informazioni che, per altro, non trovano senso
se non sono strutturate intorno ad un contenuto di verità".
Ecco perché nelle scuole paritarie si mira alla formazione complessiva
del soggetto: "Nel nostro liceo ogni ragazzo e la sua famiglia -
ha detto l'Invernizzi - sono seguiti da un tutor che diventa un punto
di riferimento sia per il giovane che per i genitori. Così si crea
una vera e propria collaborazione sul piano della formazione della persona.
Il progetto formativo, quindi, non è della scuola, ma è
quello dei genitori che, in questo modo, rimangono i primi e i principali
educatori dei loro figli, senza deleghe di alcun tipo". Così
come vuole la Costituzione italiana all'art. 30.
Fra i primi interventi quello del parroco, don Alberto Franzini, che ha
sottolineato come le parole della preside milanese "abbiano dato
la possibilità di smantellare alcuni dogmi" della cultura
corrente di cui con difficoltà ci si rende conto. Il parroco ha
anche messo in evidenza come certi passaggi culturali - espressi dalla
Invernizzi - vadano assolutamente tenuti presenti "per arrivare ad
una ipotesi di scuola pubblica non statale senza complessi di inferiorità
rispetto alle altre scuole". "La riforma Moratti - ha poi affermato
Fabio Penotti - sta finalmente riportando la libertà dentro la
scuola, rimettendo in primo piano il diritto-dovere dei genitori di educare
i loro figli. La scuola pubblica non statale a Casalmaggiore c'è
già e c'è da tempo: si pensi all'asilo San Giuseppe o al
micronido Arcobaleno. Si tratta ora di andare avanti con le scuole elementari
e medie". "Abbiamo davanti un periodo necessariamente faticoso
- ha aggiunto il consigliere regionale Gianni Rossoni - durante il quale
il nostro compito sarà quello di riaffermare il valore della comunità.
Da un po' di tempo la Regione Lombardia sta lavorando in questo senso
facendosi non solo datrice di risposte, ma supportando anche iniziative
che vengono direttamente dalla gente, come in questo caso. Il problema
è che noi, troppo spesso, confondiamo la parità scolastica
con il diritto allo studio; cominciamo, invece, a rivendicare il principio
della libertà di scelta valorizzando la famiglia". "Perché
- ha rilanciato il sindaco Luciano Toscani - non si può pensare
che tutto questo non avvenga anche nella scuola pubblica? Perché
non credere che la collaborazione con le famiglie, l'attenzione complessiva
verso i ragazzi possa esserci anche nella scuola statale? Io ho presenti
diverse realtà scolastiche e non mi sembra proprio che non ci siano
le forze, la volontà e la passione per dare un'offerta formativa
qualitativamente alta. Perché dobbiamo pensare alla scuola statale
solo come un appiattimento?".
Katia Bernuzzi
Dida: La relatrice Laura Invernizzi Boccenti (a destra) e Giovanna Pellizzoni,
moderatrice dell'incontro
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