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"Oratorio tra contenimento sociale e annuncio evangelico"
Il primo è dato per scontato e non è adeguatamente riconosciuto dalla comunità politica; il secondo è in attesa di un maggiore interessamento da parte della famiglia. Segnali positivi sono l'interessamento di alcuni gruppi di genitori e l'idea di una scuola pubblica non statale.
da "Ritrovarci": anno XXVII - numero 2 - aprile 2004

di don Davide

Si ha l'impressione di essere ad un bivio: da un lato l'accoglienza gratuita verso i ragazzi, qualunque ragazzo si affacci in piazza Marini, con l'unico scopo di accostarlo, si farlo sentire a casa, tentando di far emergere le sue qualità positive e di contenere o raddrizzare le sue esuberanze; dall'altro ansia di presentare lo stile di vita bello, entusiasmante e unico che esce dall'incontro con il Signore.
Da sempre l'Oratorio ha fatto entrambe le cose perché dall'incontro con il Signore nasce il desiderio di andare verso l'altro e perché si fa esperienza del Signore solo se un'altra persona te lo sa presentare.
Eppure non è facile conciliare i due aspetti. Spesso l'accoglienza verso tutti genera un senso di impotenza perché sembra non approdare mai alla proposta cristiana e, talvolta, diviene di difficile gestione perché non tutti i ragazzi sono pronti per una convivenza rispettosa degli altri e dell'ambiente educativo. Manca spesso anche il conforto della comunità politica, la quale, non sempre sensibile ad un'ottica di sussidiarietà, non si interessa e non sostiene il ruolo di monitoraggio e contenimento sociale svolto con efficacia dai corpi intermedi. D'altra parte l'annuncio cristiano ha delle caratteristiche di impegno che in determinati momenti della vita di un oratorio non possono che creare uno strappo che chi si è fermato al semplice livello dell'accoglienza. Inoltre assistiamo ad una netta separazione tra il gruppo dei ragazzi sensibili alla proposta di annuncio cristiano e coloro che invece vivono l'Oratorio come semplice ambiente di aggregazione. I primi non frequentano l'oratorio nella sua ferialità; gli altri lo vivono solo nella ferialità e non nelle suo proposte di impegno e formazione.

Ultimamente sono da segnalare due nuove prospettive decisamente interessanti:
- la prima: l'interessamento attivo da parte di alcuni genitori. Un gruppo da qualche mese frequenta l'oratorio la domenica pomeriggio con i figli e questa presenza spesso si fonde con i gruppi di genitori che per altri motivi sono presenti: per gli incontri parrocchiali predisposti per esempio in preparazione alla celebrazione di sacramenti della confessione, della comunione e della cresima oppure per una festa di compleanno. Il rinnovato salone dell'oratorio, visibilmente favorisce l'accoglienza pur nella cronica diffidenza e difficoltà di relazione che caratterizza la cultura locale. Inoltre gruppi di preadolescenti e adolescenti che, sempre con la presenza dei genitori, hanno scelto il salone dell'oratorio per dare vita a sabato sera di festa in occasione del carnevale o di un compleanno. Sono contenti i ragazzi ma ancor più i genitori che non mancano di manifestare grande preoccupazione nella ricerca di ambienti sani e propositivi di aggregazione per i figli. Notevole, infine, il desiderio di un gruppo di genitori di proseguire il percorso guidato negli scorsi mesi dalla dott.ssa Capolongo.

- la seconda: la prospettiva di una scuola pubblica, non statale integrata nella proposta pastorale della parrocchia. L'oratorio riceverebbe una spinta notevole se venisse inserito in un piano più generale di attività scolastica perché consentirebbe di risolvere la contesa di cui spesso sono vittima i ragazzi tra le diverse proposte di aggregazione. Una scuola così favorirebbe la libertà educativa delle famiglie e consentirebbe di integrare al suo interno attività formative, catechistiche e sportive. Sarebbe per le famiglie sensibili alla proposta cristiana una prospettiva di grande respiro e davvero incisiva nel sentirsi affiancati nella loro opera di educazione.

Nell'accostamento dei giovani, il punto decisivo, tuttavia, è quello del coinvolgimento della famiglia cui deve essere restituita la consapevolezza del primato educativo. Troppo spesso, infatti, ci si è fatti prendere dalla preoccupazione delle situazioni di disagio a discapito delle realtà positive e propositive, delle realtà in cui cioè la relazione genitoriale ancora è viva ed educante. E probabilmente sono le famiglie "buone" che possono fare, in futuro, da volano per generare la virtuosa riscoperta dei valori fondamentali in una società come la nostra che, vittima del credo relativista, sembra aver perso di vista la Verità.

Don Davide


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