"Europa: ricorda le tue radici!"
Ad un anno e poco più dal documento "No alla guerra, sì alla vita"
da "Ritrovarci": anno XXVII - numero 2 - aprile 2004

di Don Davide

Caro don Alberto, forse sarò il primo vicario a scrivere al proprio parroco sul giornalino parrocchiale. Lo faccio per portare alla tua memoria, anche se te ne ricordi bene, quel documento che più di un anno fa firmai insieme con alcuni giovani dell'oratorio Maffei.
Lo scritto raccolse numerosi consensi: persone note e altre sconosciute, un po' di tutte le estrazioni apprezzarono il parlar chiaro di quel testo che faceva dei "distinguo" in mezzo alla confusione del pacifismo, che invocava la pace anzitutto come dono di Dio prima ancora che come opera dell'uomo, che diffidava dell'espressione ambigua dell'utopia, che parlava di educazione alla pace perché la pace non è un no alle armi semplicisticamente senza se e senza ma, che tra le guerre da sconfiggere citava quella civile dell'aborto…
Ma per quel documento ci prendemmo e ti prendesti anche delle legnate! Anzitutto, tu per alcuni eri un plagiatore di coscienze, io e i giovani eravamo dei plagiati. Altri voleva mandare il testo sulla scrivania del papa (forse dimenticando che fu proprio Paolo VI ad affermare che "pace non è pacifismo), qualcuno diceva che eravamo a favore della guerra (dimenticando che addirittura il titolo del foglio era "no alla guerra, sì alla vita", no alla guerra, capito?). Altri ancora, con buona pace di madre Teresa di Calcutta rinfacciò che la guerra con l'aborto non c'entrava nulla…
Quante volte ti ho detto che il febbraio dello scorso anno è stato, a livello di dibattito culturale, un mese meraviglioso; dicemmo addirittura ad Andrea Tornelli che eravamo costretti a rimandare la sua conferenza a causa della diretta RAI di Excalibur (Excalibur! Ti rendi conto? La nostra parrocchia sulla RAI!).
Ora riprendo in mano quel foglio mentre in Europa è accaduta una cosa sconvolgente: un attentato in poche ora ha cambiato il governo un uno stato Europeo spingendo al ritiro delle truppe di questo dall'Irak. Mi spaventa la debolezza del nostro occidente. La democrazia è una gran cosa di cui andare fieri ma se affidata alla folla e alla sua emotività rivela tutta la sua fragilità. Il Manzoni è maestro nel descrivere il dissolversi della razionalità del singolo quando questi è immerso nella folla informe. Già nel documento si diceva che la politica non può separarsi dalla gente perché in democrazia è il popolo che consegna il potere all'eletto; ma si segnalava pure come determinate decisioni non possono essere prese dal popolo (questo sarebbe populismo!) ma solo da coloro che il popolo ha investito dell'autorità necessaria dopo averne riconosciuto meriti e pregi.
Ma l'Europa sembra mostrare il proprio tallone di Achille al terrorismo internazionale: basterà davvero un attentato, magari prima delle elezioni, per piegare l'Europa? L'Europa è davvero tanto fragile? No non può essere! Le radici del vecchio continente sono cristiane e il messaggio cristiano ha resistito a tutte le persecuzioni. Europa: ricorda le tue radici!

Don Davide


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