Pensieri da oratorio
"IL REGIME CHE SICURAMENTE C'E' IN ITALIA"
Ci sono parecchie analogie tra la situazione culturale contemporanea e quanto è accaduto lo scorso secolo non molto lontano da noi
da "Ritrovarci": anno XXVII - numero 1 - febbraio 2004

di Don Davide



Qualche mese fa, ad un noto presentatore televisivo fu chiesto se in Italia ci fosse un regime. L'intervistato, uno dei tanti guru che imperversano dallo schermo, prima confermò e qualche giorno dopo smentì se stesso, con la retro-marcia di chi si accorge di averla detta grossa.
La vicenda, ovviamente ripresa con enfasi dalla stampa, mi ha fatto riflettere e sono giunto alla conclusione che in Italia un regime c'è, ma a livello culturale.

Il regime è una struttura di potere che toglie la libertà alla persona.
A livello politico le cose potrebbero andare assai meglio ma, tutto sommato, è una eresia affermare che in Italia non ci sia libertà: in Italia stiamo tutto sommato bene, nulla a che vedere con Stati talebani o integralisti; in Italia, sulle reti televisive, si può prendere in giro in capo del governo; in Italia si può anche commettere qualche marachella e la giustizia, ingolfata come è, ce ne mette prima di scovarti o di punirti.

Ma qui non interessa tanto il piano politico quanto il suo versante culturale ed educativo. Allora ecco alcuni esempio a 360 gradi e poi una conclusione.
In Italia e, anche a Casalmaggiore, siamo tutti convinti che chi fa un figlio ha del coraggio, chi ne fa due è un temerario, chi ne accoglie tre è matto. Inoltre ad un figlio per la comunione dovresti regalare il cellulare e fatta la terza media il motorino. Le adolescenti, e non solo, "devono" scoprire la pancia e far vedere qualche centimetro di pelle sotto l'ombelico, mentre i ragazzi "devono" invece bucarsi le orecchie, il naso e il labbro con il piercircing. I ragazzi delle medie "devono" andare in gita in Francia o in Inghilterra (alla loro età io gita cercavo l'autogrill e un parco per giocare a calcio e lo trovavo anche vicino a casa) e il genitore "deve" mandarlo perché "io lo terrei a casa ma siccome vanno tutti…". Per i ragazzi Mazzini (quando sanno chi è) è un patriota (e non sanno che è stato anche un massone), Garibaldi è un eroe (ma era anche un anticlericale). Nessuno sa che la rivoluzione francese ha fatto polpette di monasteri, preti, e semplici credenti "non allineati". In Italia il cattivo è Hitler mentre di Stalin si sa a mala pena che esisteva. I giovani vanno in piazza a manifestare per la pace con la maglietta del Che e pensano che fosse un capellone che voleva difendere i deboli un po' come il Jesus Christ superstar degli studenti del 68.

Tutti questi esempi hanno in comune una visione parziale e manipolata della realtà: il comportamento, oggi, non è suggerito da ciò che mi fa star bene e da ciò che risponde ai miei ideali ma da ciò che fanno gli altri, da ciò che fanno gli altri genitori, da ciò che fanno gli altri ragazzi. Oggi non c'è lo spirito critico per distinguere il bene dal male, ma è bene ciò che fa la maggioranza. E' qualora, in un momento di lucidità si riuscisse a scorgere la sagoma del bene, dubito che ci sia la forza morale per andarvi incontro. Oggi è vero ciò che mi va di credere o ciò che è culturally correct o scolastically correct credere, e non interessa di andare a verificare.
Questa sorta di appiattimento del pensiero nella massa e della volontà che si abbandona alla corrente si chiama regime.

Leggendo il bel libro di Marta dell'Asta ("Una via per incominciare" - Ed. La Matriona) sulla storia del dissenso in URSS nel secolo scorso, ho trovato straordinarie analogie tra il lavaggio del cervello patito da più di una generazione sovietica e l'appiattimento culturale contemporaneo. Ora non so dare un nome agli artefici del regime culturale di cui è vittima la nostra società… riesco tuttavia a vederne e a pesarne gli effetti.
La Dell'Asta è venuta a parlare nella nostra parrocchia lo scorso 30 gennaio. A quell'incontro mi sono restato ammirato di fronte alla forza dei dissidenti che pacificamente (ma per i nostri giovani il pacifista è sempre e solo Gandhi) hanno criticato pagando con la vita il regime. Ho pensato che oggi c'è proprio bisogno di una sorta di dissenso culturale, di una piazza Majakovskj. E quella sera mentre i dissidenti vedevano onorata la propria memoria tanti dei nostri contemporanei erano impegnati e presi dall'allenamento, preoccupati dall'interrogazione del giorno dopo, prostrati dalla stanchezza accumulata dalla dura giornata, vinti dallo stress, o convocati inderogabilmente dal vatte-la-pesca… e, così, il regime avrebbe vinto un'altra volta. O così almeno crede.

Don Davide



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