"Il Cristianesimo oggi ha bisogno di iniziazione"
Anche la nostra parrocchia, accogliendo la scelta pastorale del Vescovo di ripristinare l'iniziazione cristiana dei nostri ragazzi secondo il modello catecumenale, si prepara al nuovo itinerario. L' inizio è previsto per l'ottobre 2005. Esso durerà circa quattro anni e si concluderà con un'unica celebrazione.
da "Ritrovarci": anno XXVII - numero 1 - febbraio 2004

di Don Alberto

Se un tempo, non lontano, la società italiana era quasi totalmente composta di cristiani cattolici, oggi non è più così. Oggi bisogna "scegliere" di diventare cristiani. E ogni scelta, se vuole essere consapevole, ha bisogno di un itinerario di preparazione, di un cammino di "iniziazione". Il tradizionale percorso catechistico - che ha preparato finora i nostri ragazzi alla Prima Comunione e alla Cresima - si rivela sempre più inadeguato e inefficace. Sono anzitutto i fatti ad evidenziarlo, uno per tutti: la Cresima, anziché rinvigorire l'esperienza cristiana, ne costituisce - per la stragrande maggioranza dei nostri ragazzi - il decreto di morte, la celebrazione di addio. Quasi tutti i cittadini italiani sono battezzati, cresimati, hanno partecipato alla Messa di prima Comunione: dunque hanno compiuto un cammino di formazione cristiana, hanno ricevuto i sacramenti dell'iniziazione, ma non vivono da "iniziati", abbandonando ben presto la sequela di Gesù Cristo e non partecipando più alla vita della Chiesa, se non in circostanze marginali che risultano ininfluenti.
I fatti, a loro volta, vanno interpretati e compresi anche nelle loro cause. Ci sono ragioni profonde che spiegano la situazione odierna. La più decisiva è la progressiva distanza fra Comunità cristiana e società civile, fra Chiesa e cultura di massa: per certi versi, una distanza che è già stata sperimentata nei primi secoli, quando la Chiesa si trovava a vivere nel grande mondo pagano greco-romano ed era un "piccolo gregge", sociologicamente minoritario. La prassi di iniziazione cristiana, in quei primi secoli, era impostata e vissuta secondo il modello catecumenale, basato su un tirocinio esteso nel tempo, per dar modo di entrare in comunione con Cristo attraverso l'insegnamento e l'accoglienza della Parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti pasquali e l'introduzione progressiva nella vita cristiana ed ecclesiale.
Nei secoli più vicini a noi, la società civile era talmente impregnata di tradizione cristiana, costituendo un corpo solo con la Chiesa, che il catecumenato andò perdendo la sua antica funzione e quindi di fatto scomparve, bastando la famiglia e lo stesso contesto sociale a trasmettere la fede alle nuove generazioni.
Oggi la situazione è nuovamente cambiata. La società civile si presenta fortemente articolata. La cultura corrente è segnata dal secolarismo, dal laicismo e dal pluralismo religioso. Il contesto sociale e la stessa famiglia stanno diventando sempre meno capaci di essere luoghi di trasmissione: non solo della fede, ma anche di quel patrimonio sapienziale che costituiva la ricchezza delle passate generazioni. "Pertanto - scrive il nostro Vescovo presentando le Linee Pastorali di quest'anno - diventa sempre più diffusa la situazione di persone che, battezzate in età infantile, non compiono però mai una vera scelta di fede, adattandosi invece a stili di vita che smentiscono palesemente la logica del Vangelo. Si profila così il rischio - che io considero tra i più gravi oggi - di una Chiesa che non si differenzia dal mondo e non lascia vedere la sua vera identità".
Da qui la scelta, fatta propria dalla Chiesa italiana e dal nostro Vescovo, di ripristinare l'iniziazione cristiana secondo il modello catecumenale. Di che si tratta? Il Catechismo della Chiesa cattolica così si esprime: "Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli Apostoli, un cammino e un'iniziazione con diverse tappe. Questo itinerario può essere percorso rapidamente o lentamente. Dovrà in ogni caso comportare alcuni elementi essenziali: l'annunzio della Parola, l'accoglienza del Vangelo che provoca una conversione, la professione di fede, il Battesimo, l'effusione dello Spirito Santo, l'accesso alla Comunione eucaristica" (n. 1229). L'iniziazione, poi, continua nel tempo della "mistagogia" (dobbiamo riprendere anche questa antica terminologia), cioè nel tempo di una più piena e fruttuosa "intelligenza dei misteri" attraverso la partecipazione ai sacramenti e all'esperienza della vita cristiana.
Si tratta di una vera e propria conversione culturale e pastorale, che ci faccia superare la concezione attuale dell'iniziazione cristiana semplicemente come preparazione e istruzione per ricevere i sacramenti, per ridiventare un'introduzione alla vita cristiana nella sua completezza: liturgia, catechesi, esercizio della vita cristiana, inserimento nella vita della Chiesa. Di tirocinio si tratta: per conoscere di più l'identità del Dio cristiano e per costruire una risposta che non sia né scontata, né inefficace, bensì una risposta che abbia tutti i connotati di una vera scelta di fede e che si presenti come sequela del Signore Gesù lungo l'intero corso dell'esistenza. Se di per sé il catecumenato prepara e introduce nell'esperienza cristiana attraverso la celebrazione dei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo-Cresima-Eucaristia), il modello catecumenale viene applicato anche alla formazione di quanti, già battezzati nei primi mesi di vita, si preparano ai sacramenti della Cresima e dell'Eucaristia, da celebrare non più in due distinte celebrazioni (come avviene ora), ma in un'unica celebrazione, come avveniva nei primi secoli nel contesto della Veglia pasquale.
Sarà importante che ci prepariamo tutti insieme a questo nuovo itinerario, voluto dalla Chiesa di oggi per rispondere al meglio ai tempi che cambiano. A tutti è richiesto un cambio di mentalità e quindi di prassi: alla comunità cristiana come tale, a noi sacerdoti, ai catechisti, alle famiglie, ai ragazzi. Non è più scontato essere cristiani. E nessuno è obbligato a diventare cristiano e a far parte della Chiesa. A questo mira l'iniziazione cristiana: a rimotivare la libertà di una scelta e a riprendere il gusto e la bellezza di un'appartenenza al Signore e al suo Corpo storico che è la Chiesa.

Don Alberto



torna su