Se un tempo, non lontano, la società italiana era quasi totalmente
composta di cristiani cattolici, oggi non è più così.
Oggi bisogna "scegliere" di diventare cristiani. E ogni scelta,
se vuole essere consapevole, ha bisogno di un itinerario di preparazione,
di un cammino di "iniziazione". Il tradizionale percorso catechistico
- che ha preparato finora i nostri ragazzi alla Prima Comunione e alla
Cresima - si rivela sempre più inadeguato e inefficace. Sono anzitutto
i fatti ad evidenziarlo, uno per tutti: la Cresima, anziché rinvigorire
l'esperienza cristiana, ne costituisce - per la stragrande maggioranza
dei nostri ragazzi - il decreto di morte, la celebrazione di addio. Quasi
tutti i cittadini italiani sono battezzati, cresimati, hanno partecipato
alla Messa di prima Comunione: dunque hanno compiuto un cammino di formazione
cristiana, hanno ricevuto i sacramenti dell'iniziazione, ma non vivono
da "iniziati", abbandonando ben presto la sequela di Gesù
Cristo e non partecipando più alla vita della Chiesa, se non in
circostanze marginali che risultano ininfluenti.
I fatti, a loro volta, vanno interpretati e compresi anche nelle loro
cause. Ci sono ragioni profonde che spiegano la situazione odierna. La
più decisiva è la progressiva distanza fra Comunità
cristiana e società civile, fra Chiesa e cultura di massa: per
certi versi, una distanza che è già stata sperimentata nei
primi secoli, quando la Chiesa si trovava a vivere nel grande mondo pagano
greco-romano ed era un "piccolo gregge", sociologicamente minoritario.
La prassi di iniziazione cristiana, in quei primi secoli, era impostata
e vissuta secondo il modello catecumenale, basato su un tirocinio esteso
nel tempo, per dar modo di entrare in comunione con Cristo attraverso
l'insegnamento e l'accoglienza della Parola di Dio, la celebrazione dei
sacramenti pasquali e l'introduzione progressiva nella vita cristiana
ed ecclesiale.
Nei secoli più vicini a noi, la società civile era talmente
impregnata di tradizione cristiana, costituendo un corpo solo con la Chiesa,
che il catecumenato andò perdendo la sua antica funzione e quindi
di fatto scomparve, bastando la famiglia e lo stesso contesto sociale
a trasmettere la fede alle nuove generazioni.
Oggi la situazione è nuovamente cambiata. La società civile
si presenta fortemente articolata. La cultura corrente è segnata
dal secolarismo, dal laicismo e dal pluralismo religioso. Il contesto
sociale e la stessa famiglia stanno diventando sempre meno capaci di essere
luoghi di trasmissione: non solo della fede, ma anche di quel patrimonio
sapienziale che costituiva la ricchezza delle passate generazioni. "Pertanto
- scrive il nostro Vescovo presentando le Linee Pastorali di quest'anno
- diventa sempre più diffusa la situazione di persone che, battezzate
in età infantile, non compiono però mai una vera scelta
di fede, adattandosi invece a stili di vita che smentiscono palesemente
la logica del Vangelo. Si profila così il rischio - che io considero
tra i più gravi oggi - di una Chiesa che non si differenzia dal
mondo e non lascia vedere la sua vera identità".
Da qui la scelta, fatta propria dalla Chiesa italiana e dal nostro Vescovo,
di ripristinare l'iniziazione cristiana secondo il modello catecumenale.
Di che si tratta? Il Catechismo della Chiesa cattolica così si
esprime: "Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli Apostoli,
un cammino e un'iniziazione con diverse tappe. Questo itinerario può
essere percorso rapidamente o lentamente. Dovrà in ogni caso comportare
alcuni elementi essenziali: l'annunzio della Parola, l'accoglienza del
Vangelo che provoca una conversione, la professione di fede, il Battesimo,
l'effusione dello Spirito Santo, l'accesso alla Comunione eucaristica"
(n. 1229). L'iniziazione, poi, continua nel tempo della "mistagogia"
(dobbiamo riprendere anche questa antica terminologia), cioè nel
tempo di una più piena e fruttuosa "intelligenza dei misteri"
attraverso la partecipazione ai sacramenti e all'esperienza della vita
cristiana.
Si tratta di una vera e propria conversione culturale e pastorale, che
ci faccia superare la concezione attuale dell'iniziazione cristiana semplicemente
come preparazione e istruzione per ricevere i sacramenti, per ridiventare
un'introduzione alla vita cristiana nella sua completezza: liturgia, catechesi,
esercizio della vita cristiana, inserimento nella vita della Chiesa. Di
tirocinio si tratta: per conoscere di più l'identità del
Dio cristiano e per costruire una risposta che non sia né scontata,
né inefficace, bensì una risposta che abbia tutti i connotati
di una vera scelta di fede e che si presenti come sequela del Signore
Gesù lungo l'intero corso dell'esistenza. Se di per sé il
catecumenato prepara e introduce nell'esperienza cristiana attraverso
la celebrazione dei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo-Cresima-Eucaristia),
il modello catecumenale viene applicato anche alla formazione di quanti,
già battezzati nei primi mesi di vita, si preparano ai sacramenti
della Cresima e dell'Eucaristia, da celebrare non più in due distinte
celebrazioni (come avviene ora), ma in un'unica celebrazione, come avveniva
nei primi secoli nel contesto della Veglia pasquale.
Sarà importante che ci prepariamo tutti insieme a questo nuovo
itinerario, voluto dalla Chiesa di oggi per rispondere al meglio ai tempi
che cambiano. A tutti è richiesto un cambio di mentalità
e quindi di prassi: alla comunità cristiana come tale, a noi sacerdoti,
ai catechisti, alle famiglie, ai ragazzi. Non è più scontato
essere cristiani. E nessuno è obbligato a diventare cristiano e
a far parte della Chiesa. A questo mira l'iniziazione cristiana: a rimotivare
la libertà di una scelta e a riprendere il gusto e la bellezza
di un'appartenenza al Signore e al suo Corpo storico che è la Chiesa.
Don Alberto
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