Messaggio dell'Assemblea Generale dei vescovi italiani, riuniti ad Assisi
tra il 17 e il 21 novembre scorso.
Ai parroci,
A tutti i battezzati,
A tutti gli uomini di buona volontà
Vi scriviamo da Assisi, terra di Francesco e Chiara. Qui si avverte il
fascino della loro straordinaria esperienza: hanno trovato in Cristo la
fonte della felicità, la liberazione da ogni schiavitù.
Nella nostra Assemblea un tema è stato in primo piano: quello della
parrocchia. Una realtà umile e grande sulla quale la nostra riflessione
continuerà anche nei prossimi mesi. A noi Vescovi il Papa ha scritto
che "questa comunità, eminente tra tutte quelle presente in
una diocesi", vede nel Vescovo il primo responsabile e ad essa pertanto
egli deve riservare soprattutto la sua cura. Vorremmo farlo davvero per
essere di sostegno e di incoraggiamento a tutti, a cominciare dai nostri
cari parroci, cui vogliamo esprimere ancora una volta apprezzamento, gratitudine
e affetto, e insieme con loro ai vicari parrocchiali, a tutti gli altri
sacerdoti e ai diaconi.
Ci siamo lasciati ispirare, nei nostri lavori, da un titolo: "La
parrocchia: Chiesa presente tra le case degli uomini", che probabilmente
piacerà anche a voi, ma che a qualcuno potrebbe suscitare degli
interrogativi: "Queste parole esprimono un sogno o una realtà?
Possono dirsi veramente il volto delle nostre parrocchie o manifestano,
al massimo, un buon desiderio?".
Una risposta corretta induce a considerare che, in questi anni, le trasformazioni
in atto nella nostra società costringono la parrocchia a ripensarsi,
o trovare occasioni, stile, linguaggio idonei ad esprimere il suo sforzo
di venire incontro alle attese dell'ora presente. In un'epoca nella quale
emerge il bisogno del sacro e di sentiti legami affettivi nel contesto
di esperienze molto frammentate, la parrocchia avverte che le viene chiesto
di tener conto di queste istanze. Ma sa che deve farlo cercando anzitutto
di capire, per indicare poi possibili percorsi di crescita umana e nella
fede, soprattutto per i giovani e per le famiglie. Nulla di tutto questo
è facile; tuttavia non ci si può sottrarre a questa fatica
proprio per poter dire che la parrocchia abita tra le case degli uomini.
C'è un segreto dal quale può sprigionarsi questo impegno
della parrocchia, e anzitutto di chi ne porta la prima responsabilità:
è la passione di favorire il cammino delle persone, così
che il sentimento religioso e il bisogno di vicinanza prendano la forma
di una relazione personale viva e forte con Gesù Cristo e di un'autentica
esperienza di comunione fraterna.
C'è un tratto che la parrocchia non deve assolutamente perdere.
Essa è chiamata a rendere visibile la Chiesa "radicata in
un luogo", non soltanto in senso geografico, ma anche (e più)
come rapporto con la gente, le famiglie e il tessuto della società
che vive e opera sul territorio (ad esempio nelle scuole, nei luoghi di
lavoro e della sofferenza). Quando ci si chiede come mai la parrocchia
sia la figura più conosciuta della Chiesa, la risposta sta proprio
nel suo carattere di vicinanza e di accoglienza. In molti luoghi la parrocchia
è stata ed è tuttora un fattore fondamentale per il costituirsi
stesso del tessuto civile. Anche i non cristiani conoscono la parrocchia.
A volte sembrano loro quelli che, più di altri, suonano il campanello
alla porta del parroco. Questo tratto del volto della parrocchia non va
perso. Molte circostanze, anche nuove, chiedono di incarnarlo in favore
di ogni uomo. Quando la parrocchia cerca di essere "Chiesa tra le
case degli uomini" farà bene a tenere conto che, in questo
modo, fa diventare realtà un sogno che, prima di essere nostro,
è di Dio: è Lui che ha pensato di prendere dimora tra gli
uomini. E non solo l'ha desiderato: l'ha fatto. Gesù Cristo non
è altro che questo: Dio che ha posto la sua tenda fra noi. Non
casualmente Gesù Cristo viene chiamato anche "Emmanuele",
che vuol dire "Dio con noi".
Che cosa poteva chiedere Gesù Cristo ai suoi discepoli, se non
di essere la "memoria viva", segno di questa sua presenza che
continua oggi e sempre? Di fatto l'ha chiesto: "Voi sarete testimoni
di me a Gerusalemme, nella Giudea, nella Samaria e fino ai confini della
terra". E ha aggiunto: "Io sarò con voi fino alla fine
dei tempi". E così lo spazio e il tempo diventano l'abitazione
di Dio per mezzo di Gesù Cristo e della Chiesa, che è il
suo corpo visibile nella storia. E' perciò che la parrocchia riconosce,
come suo compito fondamentale, l'incontro personale con Cristo e quindi
l'introduzione nella vita di fede e nella sequela di Gesù da parte
di tutti coloro che sono disponibili. E' ciò che si chiama "iniziazione
cristiana". Di tutto questo l'Eucaristia è come il "roveto
ardente".
Ma chi può essere una "memoria" e una presenza di questo
genere? Non c'è nessun cristiano che non lo possa essere. Non c'è
nessuna comunità cristiana, in tutte le sue svariate forme, che
non abbia la possibilità di svolgere questo compito. La parrocchia,
sempre bisognosa di cercare tutte le possibili collaborazioni, soprattutto
per quanto riguarda la presenza missionaria negli ambienti, mantiene la
sua importante singolarità sia per il rapporto con il territorio,
e in particolare con le famiglie, sia per la relazione stretta che realizza
con la diocesi, e dunque con il Vescovo, riconoscendo se stessa come "cellula
viva" di una Chiesa più grande che, in definitiva, è
l'unica Chiesa cattolica. E' in questo che la parrocchia trova la propria
identità, il fondamento della propria ecclesialità e allo
stesso tempo le condizioni che le permettono di dare origine, come di
fatto avviene, a figure concrete anche molto diverse tra loro.
Mentre ringraziamo tutti coloro che, senza far rumore, si dedicano a rendere
la parrocchia un luogo evangelico e missionario, auguriamo a tutti di
trovare nella parrocchia una casa dove abitare e nei sacerdoti, in particolare,
dei padri e dei fratelli sempre disponibili ad accompagnare ciascuno in
tutte le fasi della vita.
Sostenga tutti noi l'intercessione di Maria Santissima, di San Francesco
e di Santa Chiara.
I Vescovi italiani
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