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 Non tutti musulmani sono fondamentalisti; non tutti i fondamentalisti 
        sono terroristi; i fondamentalisti sono musulmani a pieno titolo, e non 
        sono semplicemente musulmani "di frangia": tre affermazioni 
        che, illustrate a dovizia da uno maggiori esperti a livello occidentale, 
        Massimo Introvigne, direttore del CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni), 
        hanno contribuito ad introdurre un pubblico numeroso e qualificato nel 
        complesso universo islamico. Il fondamentalismo persegue tre finalità 
        principali: l'applicazione della shari'a, ossia della legge coranica in 
        ogni comunità islamica; l'unificazione dei Paesi a maggioranza 
        islamica in un'unica realtà politico-religiosa nuovamente guidata 
        da un califfo; la ripresa da parte del califfato del sogno originario 
        della islamizzazione del mondo intero. Con diverse accentuazioni, questi 
        tre obiettivi definiscono il movimento fondamentalista all'interno dell'islam. 
        Gli osservatori esterni aggiungono spesso una quarta caratteristica: il 
        fondamentalismo è un movimento di carattere populista, che diffida 
        delle autorità costituite nei paesi islamici (colpevoli di non 
        applicare integralmente la shari'a), teorizza la possibilità di 
        rovesciarle con la forza e non ha simpatia neppure per gli ulama, colpevoli 
        - secondo i fondamentalisti - di annacquare il Corano. In occidente di 
        parla volentieri di "musulmani moderati" (soprattutto dopo l'11 
        settembre 2001): ma si tratta di una categoria costruita da occidentali 
        e dai confini alquanto incerti.Un aspetto curioso: i fondamentalisti conoscono bene Gramsci, perché 
        ricercano l'egemonia (ossia l'islamizzazione) mediante l'occupazione dei 
        posti-chiave nella società (scuole, tribunali, case editrici, sindacati, 
        mezzi di comunicazione). Così come altri fondamentalisti preferiscono 
        il metodo di Lenin: ossia pensano che sia importante impadronirsi subito 
        del potere politico per poi procedere alla islamizzazione della società. 
        I mezzi possono variare (conquista della società "dal basso" 
        o "dall'alto"), ma gli scopi sono gli stessi.
 Altro aspetto inquietante: in occidente, un'indagine compiuta nelle moschee 
        di orientamento fondamentalista rivela che esiste una forte percentuale 
        di consensi per Bin Laden. Per la maggior parte dei fondamentalisti radicali 
        gli uomini di Bin Laden sono al massimo "fratelli che sbagliano" 
        (così come per molti comunisti le Brigate Rosse erano composte 
        da "compagni che sbagliano"). Resta il fatto che in queste moschee, 
        e ne sono sorte tante in occidente, i terroristi islamici (come è 
        successo anche in Italia) trovano ospitalità, rifugio e possibilità 
        di reclutare nuovi adepti.
 Se dobbiamo accogliere l'invito che viene dal Papa ad evitare generalizzazioni 
        e condanne indiscriminate, non va dimenticato che il fondamentalismo è 
        una componente importante dell'islam contemporaneo e che non pochi terroristi 
        in giro per il mondo fanno parte integrante del fondamentalismo radicale.
 Dopo un'ora del relatore, quasi un'altra ora è stata dedicata agli 
        interventi. Ottima la direzione di Luigi Casalini.
  G.B. |