Un altro Natale è alle porte. E il Natale, con il suo fascino
evocativo, ci riporta sempre al senso delle cose, alla misura del tempo,
al cuore dell'esistenza umana. Quel Bambino, che nel presepio è
posto accanto a Maria e a Giuseppe, insieme agli animali, dentro ad una
povera abitazione di Betlemme, è il Figlio di Dio, il Salvatore
del mondo. L'apostolo Paolo, diversamente dagli evangelisti Matteo e Luca,
non ci consegna alcuna narrazione degli eventi natalizi di Gesù.
Nelle sue lettere alle prime comunità cristiane, ha un'unica allusione,
che però è un condensato di fede: "Quando venne la
pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato
sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché
ricevessimo l'adozione a figli" (Gal 4, 4-5).
Può esistere una "pienezza" del tempo? Non è,
forse, il tempo lo scorrere indefinito di anni, di secoli, di millenni?
Certo, questo è il tempo cronologico, nel quale tutti noi siamo
immersi, nel quale tutto il cosmo è collocato. Ma il tempo cronologico
ha dei momenti particolari, registra avvenimenti peculiari che danno un
significato nuovo al corso della storia e degli eventi. Si pensi all'apparire
e al tramontare delle diverse civiltà (egiziana, assiro-babilonese,
greca, romana, bizantina...). Si pensi ai diversi personaggi storici:
da Alessandro Magno a Giulio Cesare, da Costantino a Carlo Magno, da Napoleone
a Lenin. Anche nella piccola storia personale di ciascuno di noi ci sono
momenti - fatti di avvenimenti, di incontri, di realizzazioni, di gioie,
di malattie - che escono per così dire dal grigiore della cronologia
feriale per assurgere a tappe significative che decidono del corso concreto
della nostra esistenza.
Quando ci mettiamo davanti al tempo e alla storia è inevitabile
la domanda: quale ne è il senso? Quale il traguardo? Che cosa c'è
"oltre" il tempo? L'uomo, che da sempre si pone queste domande,
da sempre non riesce a trovare le risposte con le sole proprie forze.
E l'umanità sarebbe in balìa di un eterno vagabondare, che
poi è un eterno tramontare di tutti e di tutto; ciascuno di noi
sarebbe in preda ad un angoscia mortale, se Dio non ci avesse cercato,
non ci avesse visitato e, finalmente, non ci avesse incontrato e riscattato
dal buio di un'esistenza opaca e senza senso per condurci all'incontro
pieno e definitivo con Lui. Tutto ciò, secondo la fede cristiana,
è avvenuto con l'incarnazione del Figlio di Dio. In Gesù
il tempo si "compie": non nel senso che finisce, ma nel senso
che trova la sua piena misura, trova il suo fine. Così come, quando
muore sulla croce, Gesù dirà: "Tutto è compiuto!",
non nel senso che tutto è finito, ma nel senso che tutto ha trovato
la sua ragione ultima, tutto è stato riscattato e redento, tutto
ritorna a Colui dal quale si era allontanato. Secondo San Paolo, l'invio
di Gesù Cristo sulla terra ha portato il compimento del tempo,
ha donato al tempo il suo centro, il suo cuore, la sua pienezza. Il totale
donarsi del Figlio di Dio al cosmo intero, il suo entrare, attraverso
la nascita e la vita, nella concreta realtà dell'uomo, ha lo scopo
anzitutto di liberare coloro che si trovano sotto la legge, ossia gli
ebrei, e poi di liberare ogni uomo dall'idolatria, dalla seduzione del
peccato, dalla insignificanza del vivere, dai messianismi menzogneri,
dal baratro del nulla. L'eterno, che in Gesù ha fatto irruzione
nel tempo, ne ha decretato la fine mortifera, inaugurando un tempo nuovo:
è il tempo dei figli di Dio, salvati in Gesù Cristo dalla
morte eterna. Il tempo cronologico diventa così un tempo salvifico:
questo vale per la vita di ciascuno di noi e per la vita del cosmo.
Il Natale, allora, ripropone a tutti noi la centralità di Gesù
Cristo nella nostra vita e un ritrovato rapporto con Lui attraverso l'ascolto
della sua Parola, attraverso la fede e i sacramenti, attraverso una testimonianza
di carità. "Fare Natale" non è semplicemente un
rituffarci, con un'operazione infantile, nella dolcezza di un sentimento
primordiale vitalistico e buonista, destinato a tramontare quando rimettiamo
via il presepio. E', piuttosto, un recuperare il "senso del tempo"
: il senso del vivere, dell'amare, dell'esercitare in pieno le nostre
responsabilità, del gioire e del soffrire. Viviamo, tutti, un rapporto
critico col tempo. Stiamo invocando, da anni, un'ecologia dello spazio,
ma abbiamo bisogno soprattutto di un'ecologia del tempo! Che poi è
l'ecologia della vita, del camminare sui sentieri di questo mondo abbandonando
apatie, cinismi, irresponsabilità, sbadigli di ogni tipo, come
anche efficientismi, nervosismi e stress.
Facciamo nostre le parole di Paolo VI: "Gesù è al vertice
delle aspirazioni umane, è il termine delle nostre speranze e delle
nostre preghiere, è il punto focale dei desideri della storia e
della civiltà, è il Messia, il centro dell'umanità,
Colui che dà un senso agli avvenimenti umani, Colui che dà
un valore alle azioni umane, Colui che forma la gioia e la pienezza dei
desideri di tutti i cuori, il vero uomo, il tipo di perfezione, di bellezza,
di santità, posto da Dio per impersonare il vero modello, il vero
concetto di uomo, il fratello di tutti, l'amico insostituibile, l'unico
degno di fiducia e di ogni amore: è il Cristo-uomo. E nello stesso
tempo Gesù è alla sorgente di ogni vera fortuna, è
la luce per cui la stanza del mondo prende proporzioni, forma, bellezza
e ombra; è la parola che tutto definisce, tutto spiega, tutto classifica,
tutto redime; è il principio della nostra vita spirituale e morale;
dice che cosa si deve fare e dà la forza, la grazia per farlo;
riverbera la sua immagine, anzi la sua presenza in ogni anima, che si
fa specchio per accogliere il suo raggio di verità e di vita, che
cioè crede in Lui e accoglie il suo contatto sacramentale: è
il Cristo-Dio, il Maestro, il Salvatore, la Vita".
Con questa professione di fede di Paolo VI vi invito, insieme a don Guido
e a don Davide, a vivere e a trascorrere il tempo natalizio, con un augurio
particolare agli ammalati e a tutte le persone che sono sotto il peso
della tribolazione.
Don Alberto
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