"Il Crocifisso: simbolo dell'identità cristiana"
Durante la Messa solenne in Cattedrale a Cremona nella solennità di Tutti i Santi, mons. Dante Lafranconi ha parlato del Crocifisso, in relazione alla sentenza del Tribunale dell'Aquila. Qui riportiamo le precise parole del Vescovo.
da "Ritrovarci": anno XXV - numero 5 - dicembre 2003

Mons. Dante Lafranconi

"In riferimento alla Croce, o meglio al Cristo crocifisso, è un riferimento imprescindibile per il cristiano. In una cultura, radicata nella tradizione cristiana come è nel caso del nostro Paese, il Crocifisso non è solo il simbolo della fede, ma anche il simbolo della identità culturale di un popolo. Per questo motivo trovo sconcertante la sentenza del Tribunale dell'Aquila di cui si è ampiamente dibattuto in questi giorni.
La vicenda mi ha comunque suggerito due considerazioni.
La prima: il Crocifisso è il segno di un Dio che ama l'uomo fino a dare la vita per lui. E' un segno di amore, dunque, che abbraccia tutti, musulmani compresi, i quali tra l'altro onorano essi pure Gesù Cristo come profeta e messia, anche se non lo riconoscono Dio. Ebbene, questo Gesù, il crocifisso, onorato anche dai musulmani, ci ha insegnato la tolleranza che si manifesta anche con l'accoglienza nel nostro Paese di tanti immigrati e con il rispetto verso le loro religioni e le loro culture. Non è così anche verso di voi, fratelli musulmani? Perché, allora, togliere un segno che non vi fa danno, non vi fa del male; anzi insegna a noi cristiani ad amare anche voi? Permettetemi allora di rivolgervi un'altra domanda e di esprimervi un desiderio: perché non riservate, nei vostri Paesi, un uguale trattamento di tolleranza e di rispetto nei confronti nostri e delle nostre legittime manifestazioni religiose? La tolleranza verso la diversità e l'impegno comune per realizzare obiettivi di giustizia, di pace, di solidarietà fraterna è la strada del futuro dell'umanità.
La seconda considerazione è rivolta a noi cristiani: la sentenza del Tribunale dell'Aquila ha suscitato in taluni indignazione, in moltissimi sofferenza, in tutti sorpresa. Ma possiamo dire, con sincerità di coscienza, che questi sentimenti sono davvero coerenti col senso che noi cristiani diamo al Crocifisso? E' giusto manifestare pacificamente per mantenere il Crocifisso nei luoghi pubblici: ma che posto ha il Crocifisso nel nostro cuore, nella nostra vita, nelle nostre case? Oppure da questi "luoghi" l'abbiamo già sfrattato da tempo? O l'abbiamo ridotto ad essere un soprammobile da collocare nelle nostre abitazioni oppure un amuleto da portare al collo? Mentre è il simbolo della nostra fede. Certe reazioni indignate di fronte alla vicenda di questi giorni, non rischiano forse di essere ipocrite? Anche se lo fossero, non dovremmo in ogni caso trarre la conseguenza di eliminare dai nostri ambienti i simboli religiosi - dal Crocifisso alle Santelle dei nostri paesi - per evitare di cadere nell'ipocrisia; dobbiamo, invece, impegnarci ad essere coerenti, conformando la nostra vita alla parola e all'esempio di Gesù. Come hanno fatto i Santi, le cui raffigurazioni, non a caso, li presentano spesso in contemplazione appassionata del Crocifisso".


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