Come membro della "nomenklatura" di una "idea assassina",
cioè del comunismo, "uno dei più turpi ed astuti inganni
della storia", frequentatore del Komintern (l'organizzazione mondiale
comunista che aveva la sua sede a Mosca e che influenzò fino agli
inizi degli anni '40 tutta l'attività politica dei partiti comunisti
del mondo), segretario di Palmiro Togliatti, responsabile del PCI, per
circa vent'anni dal 1944, deputato di Napoli per quattro legislature dal
1954, radiato dal partito nel 1969 insieme al gruppo del Manifesta, Massimo
Caprara lo scorso 24 ottobre nel salone di Santa Chiara ha commosso tutti
i numerosi partecipanti per la sua testimonianza di vita. Del "secolo
breve", il più sanguinario di tutti i tempi, Caprara ha conosciuto
gli attori principali come il "suo" Togliatti: "figura
controversa, di tipo shakesperiano, disumano e perverso, solo, fino al
punto di non comunicare con suo figlio, Aldo, che vive ancora in una clinica
emiliana per malattie mentali, senza il cognome paterno (al posto del
cognome, un numero: Aldo 227) primo martire del comunismo italiano".
Una serie di "personaggi incredibili" sono sfilati dinanzi ad
un pubblico fatto in prevalenza di giovani che prendevano appunti. Nel
racconto di Caprara affiora la sua esperienza, della quale porta l'enorme
peso ancor oggi dopo la conversione avvenuta in una "grande sofferenza,
quando sono uscito dal partito": "non mi assolvo dal mio passato.
Porto colpe personali e collettive, ho ingannato anche con le mie reticenze,
porto in piena consapevolezza il peso materiale e morale di tutti i miei
atti, ma non mi sono rinchiuso in una torre eburnea. Finchè vivrò,
parlerò. Devo parlare! E' una questione di dignità. E' il
mio dovere cristiano. Questa è la mia testimonianza. Non voglio
che questo passato sia archiviato. Il comunismo esercitò su di
me un grande fascino intellettuale. La sua ideologia, una forma di ideale
corazzato, era ed è una menzogna sistematica; ripetuta, pareva
vincente. Il pensiero politico comunista ha la stessa origine di quello
della massoneria: ha attinto alla cultura dei 'Lumi' di Voltaire in stretta
parentela con Lenin. Per costoro Dio non serve, è superfluo".
La conclusione: "La mia vita ora è piena di speranza, il mio
è un messaggio di gioia". Alla soglia degli 80 anni, Caprara
ha riacquistato il buon umore: ricorda divertito l'incontro grottesco
con Stalin in una fredda foresta alla periferia di Mosca assieme alla
Jotti coperta di zibellino, mentre lui tremava ed aveva gli occhi pieni
di lacrime per il freddo. Il "grande padre" Stalin le scambiò
per commozione! Ricorda divertito quando Togliatti e & gli vollero
appioppare la moglie: la futura madre di Giuliano Ferrara! Caprara riuscì
a sgattaiolare, ma fu rincorso subito dopo dall'offerta di una "brutta"
sorella di Ingrao. "Il comunismo inizia con l'amore e finisce nel
terrore. Odia la libertà, la fede cristiana, odia l'uomo. La vita
nel partito è stata una vita non vissuta".
Ad introdurre Massimo Caprara e a coordinare la serata è stato
Luigi Casalini, di Alleanza Cattolica.
G.B.
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