Incontro di agorà del 24 ottobre
"Caprara, una testimonianza di vita"
Per 20 anni segretario di Togliatti, ha raccontato che cosa lo ha allontanato dal comunismo
da "Ritrovarci": anno XXV - numero 5 - dicembre 2003

di G.B.

Come membro della "nomenklatura" di una "idea assassina", cioè del comunismo, "uno dei più turpi ed astuti inganni della storia", frequentatore del Komintern (l'organizzazione mondiale comunista che aveva la sua sede a Mosca e che influenzò fino agli inizi degli anni '40 tutta l'attività politica dei partiti comunisti del mondo), segretario di Palmiro Togliatti, responsabile del PCI, per circa vent'anni dal 1944, deputato di Napoli per quattro legislature dal 1954, radiato dal partito nel 1969 insieme al gruppo del Manifesta, Massimo Caprara lo scorso 24 ottobre nel salone di Santa Chiara ha commosso tutti i numerosi partecipanti per la sua testimonianza di vita. Del "secolo breve", il più sanguinario di tutti i tempi, Caprara ha conosciuto gli attori principali come il "suo" Togliatti: "figura controversa, di tipo shakesperiano, disumano e perverso, solo, fino al punto di non comunicare con suo figlio, Aldo, che vive ancora in una clinica emiliana per malattie mentali, senza il cognome paterno (al posto del cognome, un numero: Aldo 227) primo martire del comunismo italiano". Una serie di "personaggi incredibili" sono sfilati dinanzi ad un pubblico fatto in prevalenza di giovani che prendevano appunti. Nel racconto di Caprara affiora la sua esperienza, della quale porta l'enorme peso ancor oggi dopo la conversione avvenuta in una "grande sofferenza, quando sono uscito dal partito": "non mi assolvo dal mio passato. Porto colpe personali e collettive, ho ingannato anche con le mie reticenze, porto in piena consapevolezza il peso materiale e morale di tutti i miei atti, ma non mi sono rinchiuso in una torre eburnea. Finchè vivrò, parlerò. Devo parlare! E' una questione di dignità. E' il mio dovere cristiano. Questa è la mia testimonianza. Non voglio che questo passato sia archiviato. Il comunismo esercitò su di me un grande fascino intellettuale. La sua ideologia, una forma di ideale corazzato, era ed è una menzogna sistematica; ripetuta, pareva vincente. Il pensiero politico comunista ha la stessa origine di quello della massoneria: ha attinto alla cultura dei 'Lumi' di Voltaire in stretta parentela con Lenin. Per costoro Dio non serve, è superfluo". La conclusione: "La mia vita ora è piena di speranza, il mio è un messaggio di gioia". Alla soglia degli 80 anni, Caprara ha riacquistato il buon umore: ricorda divertito l'incontro grottesco con Stalin in una fredda foresta alla periferia di Mosca assieme alla Jotti coperta di zibellino, mentre lui tremava ed aveva gli occhi pieni di lacrime per il freddo. Il "grande padre" Stalin le scambiò per commozione! Ricorda divertito quando Togliatti e & gli vollero appioppare la moglie: la futura madre di Giuliano Ferrara! Caprara riuscì a sgattaiolare, ma fu rincorso subito dopo dall'offerta di una "brutta" sorella di Ingrao. "Il comunismo inizia con l'amore e finisce nel terrore. Odia la libertà, la fede cristiana, odia l'uomo. La vita nel partito è stata una vita non vissuta".
Ad introdurre Massimo Caprara e a coordinare la serata è stato Luigi Casalini, di Alleanza Cattolica.
G.B.

torna su