Il campo estivo del 2003 sarà ricordato certamente perché
dopo venticinque anni il nostro oratorio ha cambiato: non più la
Val Canali, non più il maestro, il proprietario della casa, non
più le Pale di san Martino, non più la Baita don Bosco.
I nostri ragazzi sono stati ospiti per undici giorni in val di Sole la
quale, pur priva dello spettacolo delle Dolomiti, è stata un degno
scenario per loro vacanze.
Il tema che ha legato le varie giornate è stato ispirato dalla
proposta del papa di dedicare il presente anno al Rosario. Così
la preghiera traeva spunto dalle pagine del Vangelo nelle quali è
presente la figura di Maria e i momenti formativi erano mirati a conoscere
la storia e la spiritualità di alcuni dei principali santuari mariani
diffusi nei mondo. La ricetta di un campo in montagna è ormai consolidata
da una lunga tradizione: le gite, i giochi, gli scherzi, le risate e le
crisi di
convivenza, la visita dei genitori, le riflessioni. Tuttavia
un orientamento sembra emergere dopo l'esperienza di quest'anno: proporre
il campo estivo solo ai ragazzi che durante l'inverno abbiano seguito
un percorso di formazione in oratorio. Non è la riedizione del
vecchio schema che negava il partita di calcio a chi non aveva partecipato,
per esempio, all'adorazione della domenica pomeriggio. E' piuttosto il
tentativo di valorizzare la vacanza estiva come degna conclusione di un
cammino e di sottrarlo alla sporadicità di un evento isolato. Tanti
ragazzi, infatti, hanno partecipato ai campi dell'oratorio senza essersi
mai affacciati prima negli ambienti parrocchiali e, pur recando a casa
un buon ricordo dell'esperienza fatta, questa non ha portato alla costituzione
di una relazione stabile, all'inizio di un inserimento in un gruppo d'oratorio.
Si tratta di uno spunto, si tratta di sperimentare. C'è un anno
davanti per parlarne
Escursione nel torrente
Avete mai sentito parlare di rafting? Bene
Il rafting è uno
sport che si pratica nei torrenti di montagna. Gli ingredienti principali
sono acqua, gommone e coordinazione, conditi con un po' di allegria. Se
amalgamiamo per benino il tutto otteniamo un'esperienza molto positiva
ed emozionante.
Noi ragazzi del campo estivo in montagna (a Fucine di Ossana) abbiamo
affrontato un'ora di rafting scoprendone la bellezza e il divertimento.
Dopo la "cerimonia della vestitura" ci siamo diretti verso il
torrente tutti bardati con tute aderenti, giacche impermeabili, elmetti,
giubbotti di salvataggio e con la pagaia alla mano. Dopo l'immancabile
foto di gruppo, i due istruttori ci hanno illustrato i movimenti da compiere
in caso di "uomo in acqua" e le posizioni da tenere durante
la discesa. Abbiamo così capito che ci si deve sedere sui bordi
del gommone e nei punti più critici, al comando dell'istruttore,
ci si deve accucciare all'interno di esso. Trasportato il gommone nel
torrente vi siamo saliti ed abbiamo provato i tre comandi da eseguire
con le pagaie: "avanti", "indietro" e "stop".
A quel punto è iniziata la discesa e, quindi, la parte che tutti
aspettavamo: dopo alcuni normali errori iniziali i tre gommoni presenti
sono entrati subito in competizione interiorizzando i movimenti e vogando
con forza. Inutile dire che eravamo fradici da capo a piedi, ma in fondo
che divertimento ci sarebbe stato a rimanere asciutti?
La prima parte del percorso è stata abbastanza dolce, poi è
aumentato il tono, si è calmato di nuovo e l'ultimo tratto ci ha
portato a destreggiarci nelle rapide, in un bagno di schizzi. Alla fine
della discesa tre pulmini ci hanno riportato al centro rafting. Dopo esserci
cambiati negli spogliatoi non ci restava che raccontare ai compagni rimasti
a casa quello che si erano persi.
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