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Con tono paterno e risoluto mons. Dante Lafranconi, davanti ad un'assemblea
numerosa e partecipe (oltre 800 persone) ha sottolineato come la scelta
di focalizzare l'attenzione e di investire energie per recuperare il valore
e la serietà dell'iniziazione cristiana sia già compiuta.
Il Vescovo ha sottolineato che tale intenzione "non è elemento
di cui discutere, come non è neppure un semplice suggerimento proposto
alle parrocchie con la libertà di assumerlo o di ignorarlo a proprio
piacimento. Essa è, invece, l'indicazione del cammino pastorale
che tutta la Diocesi è chiamata a mettere in atto nei prossimi
anni". La scelta del Vescovo è dunque chiaramente orientata all'introduzione graduale e per sperimentazioni dell'iniziazione cristiana dei ragazzi in età da catechismo secondo il modello catecumenale: un cammino, questo, che immette la Chiesa cremonese nella più ampia progettualità dell'episcopato italiano. Data la complessità e la novità della proposta, soltanto alcune comunità parrocchiali già da quest'anno proporranno questo cammino, mentre le altre saranno chiamate a vivere quest'anno pastorale curando con particolare interesse e con specifiche iniziative la pastorale per e con quei genitori giovani che chiedono il Battesimo per i figli o che, comunque, hanno figli compresi nella fascia di età da 0 a 6 anni. "Sono consapevole - ha affermato mons. Lafranconi - che la sua attuazione non possa procedere che con gradualità nel senso che non tutte le parrocchie sono subito in grado di promuovere percorsi nuovi di tipo catecumenale; tutte però devono muoversi in quella direzione La necessità di rivedere i percorsi dell'iniziazione cristiana finora seguiti nelle nostre parrocchie non deve indurci a pensare che sia sbagliato ciò che si è fatto finora, né farci sottovalutare tutti gli sforzi, la passione e la creatività con cui si è lavorato per il rinnovamento della catechesi, dagli anni del Concilio Vaticano II in poi". Impostare il cammino dell'iniziazione cristiana secondo il modello catecumenale comporta un cambio di mentalità, una conversione pastorale sia nei sacerdoti che nei fedeli, causato non dal rinnegamento del passato-presente, ma mossa dalla consapevolezza che i tempi e l'ambiente socio-religioso sono mutati. "Nell'attuale contesto - ha infatti ribadito il Vescovo - fortemente segnato da derive secolaristiche e da una cultura per molti tratti aliena (quando non contraria) allo spirito cristiano, non è possibile continuare la prassi di iniziazione cristiana seguita nel secolo scorso, quando la società e la famiglia erano in grado di offrire normalmente l'esperienza e l'assimilazione dei valori cristiani". Il Vescovo ha poi spiegato come il "modello catecumenale", da intendersi come itinerario che comprende elementi quali l'annuncio-ascolto-accoglienza della Parola di Dio, l'esercizio della vita cristiana, la celebrazione liturgica e l'inserimento nella comunità dei redenti, possa essere applicato anche alla formazione di quanti sono già stati battezzati da piccoli e si preparano a ricevere i sacramenti della Confermazione e dell'Eucaristia. In tale ottica occorre superare l'abitudine a fissare l'anno della prima Comunione e della Cresima in parallelo con una determinata classe di scuola e una determinata età. In altre parole: il calendario delle tappe dell'iniziazione cristiana non dovrebbe essere fissato a priori, ma ciascun "passo" dovrebbe corrispondere realmente al progresso nella fede del fanciullo e del gruppo, progresso che dipende sì dall'iniziativa divina, ma anche dalla libera risposta dei ragazzi, della loro vita comunitaria e dello svolgimento della formazione catechistica. Certo, insieme al desiderio e alla necessità (visto il bisogno di tanti adulti di riappropriarsi della fede e la constatazione del fatto che in molti casi la Cresima risulta il momento in cui si abbandona o si "rifiuta" la fede o la pratica sacramentale) di tentare percorsi nuovi per l'iniziazione cristiana dei ragazzi, soggiacciono anche alcune titubanze e timori. Le perplessità, già emerse negli incontri dello scorso anno, possono ridursi a tre: il timore di creare un gruppo elitario ("cristiani di serie A e di serie B"), la difficoltà nel coinvolgere i genitori e il fatto dell'effettiva mancanza di famiglie in grado di accompagnare i ragazzi nel loro cammino, sia perché frantumate da separazioni e divorzi, sia per un certo disinteresse nei confronti della fede o dei figli. "Finché ci si muove entro schemi collaudati dalla tradizione - ha affermato il Vescovo - ci si sente più sicuri perché si conoscono le modalità e gli strumenti che sono già approntati e si sono già impiegati tante altre volte. Il nuovo comporta sempre qualche rischio e perciò qualche incertezza e fatica in più. Ora questo non dovrebbe farci paura, sia perché i cambiamenti fanno parte normalmente della storia, sia perché li affrontiamo con la coscienza di servire al meglio la causa del Vangelo che è la ragione d'essere della Chiesa e per i presbiteri della loro vocazione". Mons. Lafranconi, al fine di agevolare l'esperienza degli itinerari catecumenali, ha costituito un'Équipe di riferimento, che avrà il compito di accompagnare tale esperienza nelle parrocchie, di garantire continuità nel lavoro, di offrire chiarimenti e sussidi, offrendo anche sostegno e formazione agli operatori dell'iniziazione cristiana. Concludendo la sua relazione, il Vescovo ha ricordato che "le indicazioni proposte prospettano una direzione verso cui andare e scandiscono tappe e traguardi intermedi in vista di un obiettivo da perseguire. E' doveroso, dunque, tenerne conto. La loro applicazione è guidata dalla sapienza pastorale, che sa valutare la peculiarità delle persone e la varietà delle situazioni in modo da realizzare il meglio possibile gli obiettivi che le indicazioni propongono". Riguardo a quelle parrocchie - e sono la stragrande maggioranza - che nel corso di quest'anno dovranno privilegiare l'attenzione pastorale ai bambini da 0 a 6 anni, e alle loro famiglie, questi sono gli obiettivi concreti da realizzare: informare con opportune iniziative famiglie e adulti non solo sul progetto che si sta maturando, ma soprattutto sulla teologia dell'iniziazione cristiana; evidenziare la dimensione pasquale dei sacramenti dell'iniziazione, celebrando di norma i Battesimi comunitariamente e nelle date indicate dal Direttorio Liturgico-Pastorale, mentre la Cresima e la prima Eucaristia nel tempo pasquale; presentare ai catechisti e a quanti sono interessati il nuovo progetto di cammino, perché essi possano favorire una nuova mentalità nella comunità cristiana. Si dovrebbe, infine, recuperare il ruolo del padrinato nel suo significato ecclesiale, proponendo, ad esempio, la scelta del padrino e della madrina tra i catechisti o tra le famiglie con cui si condivide l'esperienza del gruppo famigliare o tra gli adulti che svolgono un compito educativo in oratorio. Tutto questo e la sperimentazione di nuovi itinerari catecumenali sono affidati alla buona volontà e alle responsabilità di tutti e "non è legittimo - ha ammonito il nostro Vescovo - né l'atteggiamento di chi le disattende, né l'atteggiamento di chi le applica in maniera fredda e impersonale. Nell'uno e nell'altro caso c'è un segnale evidente che manca la passione per il Regno di Dio e per gli uomini verso i quali abbiamo il debito di testimoniare l'amore e di proporre il Vangelo". A noi, parrocchiani di Santo Stefano, di accogliere queste linee pastorale e di cominciare a rinnovare la nostra mentalità pastorale al fine di incarnarle nella nostra situazione. |
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