Il mese di maggio per il nostro oratorio è un concentrato di attività
e riflessioni. Da un lato la conclusione dell'anno catechistico con la
celebrazione delle prime confessioni e delle prime comunioni e l'incontro
conclusivo con i catechisti nel quale si fa la revisione e si pongono
le basi per il futuro. Dall'altro il pensiero all'estate liberando i ragazzi
dagli impegni scolastici consegna loro tanto tempo da investire nelle
attività dell'oratorio. Il tutto inserito nelle proposte liturgiche
e parrocchiali del mese di maggio, della benedizione delle case e della
festa della famiglia ormai alle porte.
In mezzo a tutto questo ci sta una riflessione sullo stato di saluto del
nostro oratorio notando come gli sforzi si polarizzino sempre più
su due fronti non sempre ben armonizzati.
Il primo fronte è quello dell'impegno liturgico e formativo: sono
gli incontri di catechesi, i gruppi strutturati in un cammino di crescita,
la proposta dalla preghiera e del cammino spirituale. L'adesione è
totale per quanto riguarda il catechismo dell'iniziazione cristiana (confessione,
comunione e cresima) mentre cala drasticamente in riferimento alla presenza
alla S. Messa domenicale. Nel dopo cresima assistiamo in genere ad un
abbandono cui sopravvive il gruppo giovanissimi attuale che percentualmente
è insignificante per non parlare del gruppo dei giovani che è
ridotto ai minimi termini. Precisiamo subito che Nostro Signore non ha
mai fatto problemi di numeri. Anche se i numeri sono pur sempre un elemento
delle riflessione.
Il secondo fronte è quello dell'aggregazione informale: il locale
del bar, il cortile, la piazzetta, il ragazzo che entra in oratorio e
viene accostato per un "come va" generico. Una appartenenza
non strutturata, non vincolante, legata alle norme della buona educazione.
E' un fronte che ultimamente richiede molte energie e grande attenzione
a causa delle ormai serie tensioni sociali presenti nella nostra cittadina
nella quale l'integrazione degli immigrati non sta avvenendo in modo del
tutto naturale e in cui il tessuto delle relazioni umane un tempo garantito
dalla famiglia appare sempre più disgregato.
I due fronti non sono ben armonizzati e assistiamo a giovani che frequentano
quotidianamente gli ambienti aggregativi dell'Oratorio ma non sono minimamente
interessati ad un percorso formativo o liturgico. D'altra parte il gruppetto
che frequenta la S. Messa e la catechesi non è solito passare dall'oratorio
in momenti non organizzati e strutturati. Spesso poi un fronte "sottrae"
tempo e risorse a discapito dell'altro.
Bisognerebbe riuscire a "tenere" su entrambe i fronti.
Ma quando questo possibile viene spontaneo domandarsi se non debbano esistere
delle priorità. Entrambe le proposte, se messe in atto, devono
essere "fatte bene" altrimenti ne va del loro valore educativo,
altrimenti l'oratorio non educa più.
"Tagliare" sul fronte dell'aggregazione spontanea significa
precludere l'Oratorio a tanti ragazzi che "hanno bisogno di una buona
parola che altrove dubitiamo possano sentire" e verremmo meno al
compito che tanti oggi affidano all'oratorio anche se l'ambiente verrebbe
riqualificato "verso l'alto"
Investire tutto sull'aggregazione vuol dire sottolineare il ruolo sociale
dell'Oratorio, istanza che storicamente la Chiesa tante volte si è
assunta come impegno di carità ma anche di supplenza davanti alle
lacune delle istituzioni civili.
Lasciando all'estate la riflessione su un nodo tanto importante ne ricaviamo
un insegnamento. L'oratorio deve essere pronto talvolta anche a rinunciare
a qualcosa delle sue attività anche "storiche" se si
accorgesse che queste non portano nulla a livello educativo. Perché:
o l'Oratorio educa o l'Oratorio non svolge alcun servizio all'uomo, alla
parrocchia e sui tempi lunghi nemmeno alla società civile.
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