Nel contesto dell'ottava di Pasqua, in cui si prolunga la celebrazione
del Cristo crocifisso e risorto, celebriamo anche, da cristiani, una data
significativa della nostra storia nazionale: la festa della Liberazione.
Questa ricorrenza ci riporta al 25 aprile del 1945, che segnò la
fine di una triplice guerra: una guerra di indipendenza nazionale nei
confronti di chi occupava anche militarmente il nostro territorio nazionale;
una guerra di liberazione da un regime che aveva soffocato le principali
libertà civili e personali; una guerra civile fra gli italiani
con ideologie diverse e anche contrapposte, guerra che - come in questi
anni le ricerche storiche mettono in luce - aveva causato non pochi episodi
di violenza.
Qui vogliamo ricordare la ricorrenza soprattutto nella preghiera per le
vittime e nella preghiera per il futuro dell'intero popolo italiano.
La preghiera per le vittime è doverosa, perché le vittime
ci ricordano che la libertà può avere un prezzo anche molto
alto; ci ricordano che la pace non può essere mantenuta a lungo
senza la giustizia e la libertà, ossia senza il rispetto dei fondamentali
diritti della persona umana; ci ricordano che la libertà, di cui
l'Italia ha potuto godere in questi ultimi quasi 60 anni della sua storia,
è anche il frutto del loro sacrificio: il sacrificio dei tanti
italiani e anche dei tanti non italiani che hanno combattuto contro le
dittature e i totalitarismi che avevano causato vittime, drammi e macerie
nell'Europa di quei decenni.
Le vittime ci ricordano che anche il Signore Gesù ha salvato il
mondo non a parole, ma versando il proprio sangue. E dunque vogliamo associare
le vittime di quella guerra - la seconda guerra mondiale - e le vittime
di tutte le guerre e di tutte le violenze al sacrificio di Gesù
sulla croce, di cui facciamo memoria sacramentale in ogni eucaristia.
La nostra preghiera oggi è anche per tutto il popolo italiano,
perché - nel contesto del mondo intero - sappia percorrere sentieri
anche difficili e impegnativi, affinché non siano mai soffocati
i quattro pilastri della pace, di cui scrisse papa Giovanni XXIII nell'enciclica
Pacem in terris, quarant'anni fa: la verità, la giustizia, la carità
e la libertà. Non può esistere pace sociale e pace fra le
nazioni senza la contemporanea presenza di questi quattro pilastri, che
stanno o cadono insieme.
Vogliamo pregare perché tutti gli italiani, anche alla luce degli
avvenimenti più significativi della nostra storia nazionale, ritrovino
le ragioni di una convivenza civile che sia degna del nostro popolo.
Vogliamo pregare perché le giovani generazioni siano educate anche
al valore del sacrificio - oggi esaltato solo per finalità effimere
- per poter mantenere e arricchire anche nel presente e nel futuro quella
libertà per la quale soffrirono e morirono i nostri padri e i nostri
nonni.
Vogliamo pregare perché nella vita sociale tutti abbiano un lavoro
e una professione, e perché ciascuno venga riconosciuto nella sua
dignità di persona umana.
Vogliamo pregare perché nella vita pubblica non solo vengano rispettati
e fatti rispettare i diritti, ma siano anche vissuti e fatti vivere i
doveri di ciascuno di noi. La ricorrenza odierna ci ricorda che una società
che dimenticasse i doveri e le responsabilità, ad ogni livello,
non può avere una vita lunga.
Vogliamo pregare perché anche la vita politica si sviluppi secondo
le istanze di ogni autentica democrazia, senza accuse selettive, senza
manipolazione delle informazioni, senza il discredito gettato sistematicamente
su chi la pensa in modo diverso, affinché le legittime e necessarie
diversità possano sempre costituire una ricchezza per la vita del
nostro popolo, e non si trasformino mai in astiosità e in delegittimazioni
reciproche, dannose per una matura convivenza sociale e civile.
La memoria dei caduti ci insegni a tenere alta la misura della nostra
vita e ci educhi all'assunzione delle nostre responsabilità personali,
familiari, professionali, ecclesiali e civili, anche a caro prezzo. Chiunque
deve sapere, nel campo del lavoro, delle imprese e del commercio, nel
campo della cultura e della salute, nel campo della vita sociale e della
pubblica amministrazione, che può costare un prezzo alto l'esercizio
delle proprie responsabilità. Ma la vita umana ha valore proprio
per essere vissuta e spesa per imprese nobili e alte.
Per chi tra noi si riconosce ancora cristiano, la memoria dei caduti ci
apra a contemplare il Figlio di Dio, crocifisso sul Golgota, che ha versato
il suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini e di tutti i popoli,
e che è risorto a vita nuova: quella vita nuova che è stata
deposta in tutti noi attraverso i sacramenti pasquali del battesimo e
dell'eucaristia.
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