L'auspicio per la pace, una pace vera, quella che "è opera
della giustizia, della verità, dell'amore, della solidarietà",
risuona da Madrid. E' risuonato per la Spagna, e dalla Spagna si è
esteso al mondo intero come preghiera per una pace "che sia feconda,
stabile e duratura" e per "una convivenza nell'unità,
in seno alla meravigliosa e varia diversità dei suoi popoli e delle
sue città". Quella pace "che fa sentire gli uomini e
i popoli fratelli gli uni con gli altri" e della quale "i popoli
solo beneficiano quando seguono i dettami della legge di Dio". Una
legge che nessuno, soprattutto in un'Europa che nel cristianesimo affonda
le "sue ricche e feconde radici", può e deve dimenticare.
All'aeroporto di Madrid Giovanni Paolo II ha salutato così, lo
scorso 3 maggio, la gente accorsa a dargli il benvenuto all'arrivo per
la sua quinta visita in terra di Spagna, presente il re di Spagna Juan
Carlos.
"In questo momento importantissimo per il consolidamento di un'Europa
unita - ha detto il Papa - desidero evocare le parole con cui a Santiago
de Campostela mi accomiatavo al termine del mio primo viaggio apostolico
in terra spagnola nel novembre 1982. Da lì esortavo l'Europa con
un grido pieno d'amore, ricordando le sue ricche e feconde radici cristiane:
'Europa, ritrova te stessa. Sii te stessa
ravviva le tue radici'.
Sono sicuro - ha proseguito - che la Spagna apporterà la ricca
eredità delle sue radici cattoliche e i propri valori per l'integrazione
dell'Europa che, a partire dalla pluralità delle sue culture e
rispettando l'identità dei suoi Stati membri, ricerca un'unità
fondata su criteri e principi nei quali prevalga il bene integrale dei
suoi cittadini". Giovanni Paolo II ha dunque ricentrato l'attenzione
di questa sua 99.ma visita fuori dall'Italia su uno dei temi che gli stanno
più a cuore, quella centralità - che non è "eurocentrismo"
- ma contributo di "anima" allo sviluppo del mondo - che l'Europa
deve ritrovare e rinnovare in una nuova chiave, a partire dai suoi imprescindibili
fondamenti culturali e religiosi. Un ruolo ancora in gran parte ancora
da inventare, e nel quale nazioni come la Spagna, anch'essa attraversata
da un processo di secolarizzazione che preoccupa non poco i suoi vescovi,
non possono non dare un contributo fondamentale. In questo suo slancio
papa Wojtyla ha trovato piena rispondenza nei suoi ospiti, di cui si è
fatto unico portavoce il re Juan Carlos, che all'aeroporto gli ha dato
il benvenuto a nome di tutto un popolo "fiero della propria diversità
e pluralità, cresciuto grazie al clima di tolleranza e di convivenza
forgiato da tutti noi e basato sul dialogo e sul mutuo rispetto".
Discorso alto quello del re di Spagna, che tra l'altro ha introdotto il
tema del rifiuto del terrorismo "perverso e mai giustificabile"
che più tardi, nell'incontro serale con i giovani, il Papa avrebbe
affidato come mandato alle centinaia di migliaia di giovani alla base
aerea de Quatro Vientos, invitandoli a rispondere "alla violenza
cieca e all'odio disumano con l'affascinante potere dell'amore".
|