Il vuoto culturale dei giovani
IL TERZO MONDO E' QUI
Nuovi, ampi scenari si aprono alla missione
da "Ritrovarci": anno XXV - numero 3 - aprile 2003, pag. 1

di don Davide

Passo in mezzo ai soliti giovani che affollano la piazzetta dell'Oratorio nel tardo pomeriggio e faccio la prova: "ma tu cosa pensi di De Gasperi, di Schumann e di Adenauer". Mai sentiti? "Ma lo sai che sono i padri dell'Europa?". "E tu cosa mi dici di Aldo Moro, delle Brigate Rosse e dello Stato rivoluzionario". E i lager? "Si certo i lager! Hitler!" Ma i gulag, Ho-Ci-Min, Mao? "Gu-lag? Gu? Ma-O?".
Alcuni lavorano, altri studiano, spesso in biblioteca. Alcuni dicono che questi argomenti li studieranno il prossimo anno.
Ma la riflessione si fa seria. Io mi ricordo che al liceo non ho mai studiato la seconda guerra mondiale e sono arrivato a mala pena all'attentato di Sarajevo perché non c'era più tempo e l'anno scolastico stava finendo.
Credo di poter dire che siamo in piena emergenza perché ritengo che il mondo dei giovani ignori troppo della propria storia e della propria cultura. Faccio fatica a trovare giovani in grado di affrontare, con un minimo di profondità, tematiche che vadano al di là del campionato di calcio, delle nuove tendenze musicali. Trovo giovani competenti in fumetti, in film di fantascienza, in modelle mozzafiato, in marmitte per potenziare i loro diabolici scooter. Ne trovo pochissimi appassionati di politica, di storia, di filosofia. Se uno di loro leggerà queste righe, forse, si metterà a sorridere: "Storia-filosofiia-religione-arte-ha-ha-ha".
Già, ma qui suoniamo l'allarme, caro il mio giovane.
Primo perché con lo storia-filosofia-religione-arte-ha-ha-ha, con il deridere i pilastri del pensiero e del ragionamento, nella vita qualcuno ti farà le scarpe. Le farà a te e ai tuoi coetanei della storia-filosofiia-religione-arte-ha-ha-ha. E quel qualcuno sarà quello che in questi anni ha contribuito a questo vuoto culturale soprattutto convincendoti che le materie cardine del pensiero occidentale (la storia, la filosofia, la religione e l'arte) erano l'accademia per arrivare al pezzo di carta del diploma e della laurea. Ma con il cervello vuoto di queste materie ti rendi conto che non potrai andare lontano e dovrai andare a rimorchio di chi possedendo queste materie potrà gestirle a suo piacimento perché nessuno sarà in grado di contrastarlo? E non solo ti hanno lasciato con il cervello vuoto. Ma ti hanno atrofizzato la passione per il sapere, per il conoscere, per l'approfondire.
Non solo. Suoniamo l'allarme perché, caro giovane, ti stai perdendo tanto della bellezza della vita: gustare un concerto di violini, seguire una stagione operistica, visitare criticamente una mostra di impressionisti, camminare per un centro storico riconoscendo i tratti del suo passato, leggere di Augusto del Noce o di Soren Kierkegaard, dilettarsi con un po' di poesia o rileggere i padri della Chiesa, un San Benedetto, un Sant'Agostino… Ma senza un po' di cultura, senza gli strumenti di base tutto questo ti resterà precluso.
Come vorrei essere smentito! Ma i giovani che frequentano l'oratorio non sono che uno spaccato attendibile della nostra società. E la vita, quando si ha la grazia di trovarne il Senso, è troppo bella perché ci possiamo permettere di perdere tempo.
Suoniamo l'allarme, infine, per tutti gli educatori e ricordiamo loro quanto spesso sentiamo predicare dai missionari che tornano di tanto in tanto dal terzo mondo e comunicare le loro testimonianze. La vera, grande povertà del terzo mondo è di tipo culturale. Affrontare l'emergenza alimentare o quella sanitaria non basta a salvare l'Africa, l'Asia o il Brasile: occorre istruire, insegnare per affrancare i popoli dalla dipendenza del primo mondo. Metterli in condizioni di camminare da soli. Gli educatori siano allora consapevoli che un nuovo tipo di terzo mondo, adesso, lo hanno in casa. Sono i nostri ragazzi i quali non possono essere salvati riempiendo loro le tasche di denaro o riempiendo loro la testa di sport, di computer, di locali e di motorini. Loro saranno salvi se ricominceremo a dare loro cultura, storia, filosofia. Se ricominceremo a insegnare loro un mestiere per badare da soli al loro futuro, i fondamenti per guardare con senso critico al demagogo di turno e a smascherare l'inganno del pensiero unico che tutto appiattisce sul nulla. Gli educatori sono oggi più che mai chiamati ad essere missionari in quel terzo mondo che ci troviamo in casa e che, a causa del vuoto culturale, si chiama mondo dei giovani.
Santa donna quella mia insegnante che mi obbligò a studiare a memoria "Il sabato del villaggio" del Leopardi e "Il Natale" del Manzoni. E quell'altra che mi spaccò la testa nel tentativo di sfondare il muro impenetrabile de "L'essenza del cristianesimo" di Feuerbach… Insegnanti non sempre apprezzate al tempo. Ma ora le uniche di cui conservare la memoria e la gratitudine che non mi farà mai dire storia-filosofia-religione-arte-ha-ha-ha.

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