Sabato 29 marzo alle ore 16 il nostro vescovo, mons. Dante Lafranconi,
ha visitato e benedetto i locali della nuova "Casa di accoglienza
San Giovanni Bosco". Erano presenti ed hanno manifestato il loro
ringraziamento anche don Antonio Pezzetti, Direttore della Caritas diocesana,
il sindaco di Casalmaggiore, Luciano Toscani e il parroco della parrocchia
di Santo Stefano, don Alberto Franzini. Un ringraziamento particolare
è stato espresso a don Paolo Antonini, l'iniziatore e l'animatore
della ospitalità degli extracomunitari a Casalmaggiore.
La struttura diventerà presto operativa sul territorio una volta
ottenuti tutti i permessi necessari. Abbiamo rivolto alcune domande al
sociologo Ludovico Gardani, direttore della nuova realizzazione.
Come sarà organizzata e quali servizi erogherà la nuova
struttura?
"L'ambiente ristrutturato che presto sarà operativo a Casalmaggiore
vuole ricalcare su scala ridotta l'esperienza della Casa dell'accoglienza
di Cremona. Presenterà le caratteristiche tipiche di un centro
di pronto intervento, continuando ad essere destinato agli stranieri immigrati,
ma anche ad altre realtà bisognose di aiuto. Il progetto ha previsto
stanze a 2 o 3 posti letto per l'accoglienza temporanea degli stranieri,
ed anche un nucleo di mini-alloggi per anziani in difficoltà, ragazze
madri, donne abbandonate con figli a carico o giovani a rischio di devianza
sociale. La capienza complessiva sarà contenuta entro 25 posti.
Oltre all'accoglienza, la struttura sarà in grado di erogare una
serie di servizi accessori: lavanderia, stireria, cucina, ambulatorio
infermieristico, segretariato sociale, distribuzione aiuti alimentari,
servizi igienici per senza fissa dimora".
Qual è il senso della vostra collaborazione con la Caritas Diocesana?
"Noi facciamo parte della Cooperativa Servizi per l'Accoglienza,
in un certo senso il braccio operativo della Caritas di Cremona. Fin dalla
fase progettuale, abbiamo lavorato a stretto contatto con i vertici della
Caritas per realizzare una struttura in grado di offrire una gamma completa
di servizi. Nello stesso stabile troverà sistemazione anche il
Centro di Ascolto della Caritas. Condividere gli stessi spazi con il Centro
di Ascolto sarà importante soprattutto dal punto di vista delle
sinergie che si potranno creare. Attraverso l'ascolto si arriva ad una
reale conoscenza dei bisogni e delle cause che li alimentano, poi bisogna
comunque dare risposte concrete in termini di interventi e servizi mirati.
Alcuni di questi saranno gestiti da noi, mentre altri dalla Caritas tramite
personale volontario impegnato nel Centro di Ascolto".
Cosa vi aspettate da questa realizzazione?
"L'obiettivo è di agevolare l'integrazione dello straniero
nel più breve tempo possibile. Per questo vogliamo operare in un'ottica
di rete con tutti gli altri servizi già presenti nel casalasco.
Il rischio è di rimanere isolati se la locale comunità non
darà segnali concreti di apertura e di collaborazione: dai semplici
cittadini e istituzioni locali alle principali categorie economiche".
Guido Moreschi
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