Dalla pagina dell'Oratorio di "Ritrovarci":
Oratorio da dove ripartire
(Sett. 2001)
di don Davide Barili
- Partire ma da dove?
Come prima di costruire una casa si cerca di tracciarne il progetto, così prima di partire con un anno di oratorio è opportuno chiedersi dove andare a parare. In casa nostra di lavoro da fare ce ne è parecchio e prima di discutere sulla tinta da stendere sulla facciata è bene dare una controllata ai pilastri: elemento strutturale cui nessuno in futuro baderà più ma senza il quale anche la facciata più bella avrebbe poca vita
- Difficoltà ambientali
Fare oratorio è difficile. Al Maffei come anche da altre parti e i motivi sono talmente tanti che ciascuno di noi potrebbe elencarne almeno qualcuno: i genitori che non seguono i ragazzi come dovrebbero, la religione che non fa più presa come una volta, i troppi soldi in mano ai ragazzi, i giovani ammaliati da altre sirene... Se questo elenco serve per renderci conto del mondo in cui viviamo, sia allora il benvenuto! Se esso invece diventa un invito alla lamentela, per favore basta.
Si fa come si può, meglio che si può, si contano i cavalli che sono disposti a correre e con quelli si parte. Comunque si parte! Si parte con un briciolo di testa e non andando a casaccio: in oratorio ci si guarda un momento in faccia. Quante persone sono disposte ad impegnarsi, che tipo di sensibilità educativa sono in grado di offrire gli adulti della nostra parrocchia... e, poi, si parte per l'avventura del tentare di aiutare i ragazzi e le loro famiglie a crescere umanamente e cristianamente. Non si potrà forse fare tutto ciò che ci si aspetterebbe di trovare in un Oratorio ma l'essenziale si: una catechesi, dei ritiri spirituali, i sacramenti, un ambiente di relazione... e poi un stile per fare tutto ciò. Comunque si parte, e con entusiasmo, e senza tanti piagnistei. Perché si può partire anche con poco, da un saluto, un semplice ciao, o un buongiorno se non c'è ancora sufficiente confidenza...
- Partire dal saluto: "Scusi. Anche se non ci siamo mai parlati insieme, vorrei permettermi di salutarla..."
Salutare le persone che entrano in Oratorio o che solamente lambiscono la zona della piazzetta prospiciente il portone sgangherato. Salutare non è uno sport e, infatti, per insegnarlo non è necessaria l'ennesima società sportiva. Salutare non è un'attività organizzata con educatori, programmazione, verifiche e controverifiche. Salutare è uno stile di vita. E' una carta vincente che ogni oratorio possiede e sarebbe meglio non aspettasse l'ultima mano della partita per giocarla. Salutare è accogliere, è farsi prossimo, è Vangelo. Salutare chi non ti saluta, altrimenti quale merito ne avrete. Salutare chi hai deciso, per chi sa quale motivo, che ti è antipatico e non ha le tue vedute. Salutare chi entra per la prima volta perché è come se entrasse in una casa che senti tua sapendo che è di tutti. Salutare i più piccoli, anche i figli di quel signore là che non hai mai visto. Salutare la barista che tanto tempo si spende per l'oratorio, salutare le catechiste e magari anche il prete e l'educatore dell'ACR e l'allenatore dello sport. Salutare anche se diventi rosso, salutare anche se poi non sei più "in" perché sei uscito allo scoperto e non hai e ti è scomparsa la puzza di sotto il naso...
- Partire dal mettermi io a pulire: "Dunque, vediamo se posso trovare la scopa dove l'ho lasciata la settimana scorsa... non c'è... allora anche qualcun altro la usa... bene!".
Oppure si può partire procurandosi il simbolo della pulizia e del mettere ordine: la scopa. Dalla scopa e dalla volontà di non vedere più la sporcizia e il sudiciume che si accumula in giro per l'oratorio. Già perché è assurdo portare i ragazzi nell'ambiente dell'oratorio e poi non preoccuparsi del suo decoro. A meno di un attacco generalizzato di miopia, nel qual caso sarà nostra premura avvisare l'ancor più sempre premurosa ASL, bisogna proprio impegnarsi per non vedere ragnatele, carte e cartacce. Già a chi tocca mettersi a pulire? A chi l'ha sempre fatto, al prete, al gruppo delle donne o all'impresa di pulizia? E nell'attesa di impostare correttamente il problema la bottiglietta contro la quale ho appena inciampato resta per terra! E tu ragazzo, e questo è detto senza ironia, che spesso, peraltro resta non capita, e a te ragazzo dico di lasciare tale bottiglietta per terra. Lasciala per terra finchè non vedrai un adulto venire in oratorio e farti vedere come si fa a piegare la schiena. E' davvero incredibile lasciare i ragazzi in tanto sudiciume... ma la rincorsa presto inizierà e coi cavalli che ci stanno. Bottigliette, vetri rotti, sedie di plastica, sacchetti dei misti tremate. Foglie dei tigli della piazzetta, polvere delle aule di dottrina, sterpaglie del cortiletto interno, disordine del cantinone, muri scalcinati e ammuffit: tremate perché la riscossa sta per iniziare.
- Partire per dove?
Per promuovere una comunità di adulti che si scopre responsabile delle giovani generazioni donando il proprio tempo, le proprie qualità e la propria simpatia ai ragazzi mediante quel meraviglioso strumento di educazione che si chiama Oratorio.
Sellate i cavalli! Ci sono più selle che cavalli? Vi ho detto di sellare i cavalli non di piangere sulle selle che resteranno nella scuderia. L'ippodromo ci aspetta!