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Grest 2010: "SOTTOSOPRA"
come in cielo, cosi' in terra



dal 14 giugno al 9 luglio



Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello

Il film, pur ispirandosi all'opera di Tolkien, in realtà si prende come ogni adattamento alcune licenze, cercando comunque di rispettare lo spirito dell'autore.

A differenza del romanzo nel prologo del film si narra della seconda era, in cui sono stati forgiati gli anelli, spiegando come Bilbo sia infine entrato in possesso dell'Unico Anello.

La prima parte del prologo, tratta dall'ultimo racconto de Il Silmarillion, narra dei diciannove anelli che Sauron Signore di Mordor ha donato alle razze della Terra di Mezzo: sette anelli sono stati dati ai nani, tre agli elfi e nove ai re degli uomini; tutti questi, però, sono stati ingannati dall'oscuro signore, il quale ne forgiò uno, l'Unico Anello, con lo scopo di dominare tutti gli altri.

Nella battaglia contro Sauron, Isildur taglia a Sauron il dito al quale è infilato l'Unico Anello, ottenendo così un'insperata vittoria. Impossessatosi dell'Anello, si lascia però irretire dal malvagio potere in esso contenuto e non ascolta il consiglio di Elrond, che gli dice di gettarlo nella bocca del vulcano su Monte Fato per sconfiggere definitivamente il nemico.

Questa scelta gli costerà la vita e porterà alla rovina la razza degli uomini, mentre vengono così perse le tracce dell'Anello, che viene in seguito ritrovato da Gollum. Anche l'infelice essere viene irretito dal malvagio potere di Sauron, ed infine inspiegabilmente smarrisce l'Anello, forse per volontà dell'oggetto stesso, che viene poi ritrovato da Bilbo Baggins.

La storia comincia con i preparativi per il compleanno di Bilbo, impegnato nella stesura della sua autobiografia: Andata e ritorno. Nel frattempo si avvicina al villaggio di Hobbiville lo stregone Gandalf il Grigio, anch'egli invitato ai festeggiamenti.
Durante la festa Bilbo indossa davanti a tutti gli ospiti l'anello e scompare, con l'intenzione di andare a Gran Burrone e non farsi ritrovare mai più. Prima della partenza però è affrontato da Gandalf, che lo spinge a lasciare l'Anello al nipote Frodo.

Dopo qualche tempo Gandalf torna ad Hobbiville e studia l'anello, scoprendo la sua origine. La natura dell'anello è confermata indiscutibilmente quando gettandolo nel fuoco al suo interno compare l'incisione con il testo:

 

« Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. »

 

 

Gandalf riferisce a Frodo che Sauron è risorto spiritualmente per tornare in cerca dell'anello, per questo motivo ha inviato i Cavalieri Neri (Nazgul) a Hobbiville. Frodo, su suggerimento di Gandalf, decide di partire per Brea per non far trovare l'anello al nemico. Con lui parte anche Sam, il suo giardiniere, mentre Gandalf si dirige alla torre di Orthanc (ad Isengard), per parlare con Saruman, capo dell'Ordine degli Stregoni, in cerca di consigli.

Saruman ha visto quanto sta accadendo tramite il Palantir, la pietra veggente, e ha deciso di schierarsi dalla parte dell'Oscuro Signore. Ignaro di ciò Gandalf si reca da lui per informarlo degli eventi, ma Saruman cerca di indurlo ad allearsi a lui. Nasce uno scontro da cui Gandalf esce sconfitto ed è imprigionato nella torre di Orthanc.

Saruman crea un esercito di orchi al servizio di Sauron, nel frattempo Gandalf scappa grazie all'aiuto di Gwahir, una delle Grandi Aquile.

Durante il viaggio i due Hobbit (Frodo e Sam) incontrano gli elfi che stanno lasciando la Terra di Mezzo per non farvi più ritorno; lungo la strada incontrano anche due loro congiunti, Merry e Pipino, che si uniscono al loro viaggio; purtroppo sono intercettati ed inseguiti dai Cavalieri Neri, ma riescono comunque a raggiungere la locanda del Puledro impennato a Brea, e lì attendono, invano, l'arrivo di Gandalf. Nella locanda incontrano il ramingo Grampasso.

Frodo per sbaglio indossa l'Anello per la prima volta, diventando invisibile: tutto quello che lo circonda assume un aspetto distorto, circondato da una mistica nebbia. I Cavalieri Neri, attirati dalla forza magica dell'Anello, cercano di ucciderlo, ma il piccolo Hobbit è salvato dall'intervento di Grampasso.

Il ramingo allora si unisce agli Hobbit per accompagnarli a Gran Burrone da Elrond; durante il viaggio sono raggiunti dai Nazgul che feriscono Frodo con un pugnale di Morgul, e solo l'intervento di Grampasso, che li respinge con il fuoco, evita conseguenze ancor più gravi. Ad aiutare Frodo, che sta male dopo la pugnalata ricevuta, arriva Arwen, figlia di Elrond, che con il suo cavallo lo conduce a Gran Burrone proteggendolo dai Nazgul: qui Elrond lo cura e qui Frodo, al suo risveglio, incontra Gandalf, i suoi amici Hobbit, e suo zio Bilbo (molto invecchiato da quando ha lasciato l'Anello).

Il Consiglio di Elrond si riunisce a Gran Burrone, con rappresentanti di tutte le razze, tra cui Gimli per i nani, Legolas per gli elfi, e Boromir per gli uomini. Prima che si tenga il Consiglio Arwen annuncia di voler rinunciare alla sua immortalità per vivere da mortale con Grampasso che cerca invano di dissuaderla. Il consiglio decide di distruggere l'anello portandolo a Mordor e gettandolo nel Monte Fato, dove è stato forgiato.

Frodo si offre volontario per compiere la missione ed a lui si uniscono Gandalf, Grampasso (che nel frattempo si è rivelato come Aragorn, erede di Isildur e del trono di Gondor), Legolas, Gimli, Boromir, Sam, Pipino e Merry: è questa la compagine che prenderà il nome di "Compagnia dell'Anello". Bilbo regala a Frodo due oggetti magici, che lo aiuteranno nel corso del suo viaggio: Pungolo, una spada incantata la cui lama s'illumina non appena ci sono orchi nelle vicinanze ed una corazza fatta di Mithril, un metallo dei nani caratterizzato da straordinaria leggerezza e grande resistenza. La strada scelta per arrivare alla meta è inizialmente la Breccia di Rohan, da cui la Compagnia devierà poi per il passo di Caradhras. Alla fine gli ostacoli posti da Saruman costringeranno il gruppo a passare per le miniere di Moria, regno di Balin, cugino di Gimli.

 

« Vorrei che l'anello non fosse mai venuto da me! Vorrei che non fosse accaduto nulla!
Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere. Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso. »

 

(Frodo e Gandalf)

Giunti alle miniere dopo aver superato il pericoloso Osservatore nell'acqua scoprono che tutti i nani delle miniere sono stati sterminati dai Goblin. Un mostro orrendo, il Guardiano del Cancello, blocca la Porta Occidentale di Moria, obbligandoli a proseguire per la strada delle miniere, dove scoprono di essere seguiti da Gollum. Nelle miniere sono attaccati dagli orchi e da un troll di caverna e, dopo averli sconfitti, si recano al ponte di Khazad-dum, dove li aggredisce un Balrog di Morgoth. In questo scontro Gandalf, per salvare il resto della compagnia da un nemico aldilà delle possibilità dei mortali, precipita insieme ad esso nelle profondità della montagna.

Aragorn assume il comando della Compagnia che guida al bosco di Lothlorien, regno della dama della luce Galadriel. Boromir incomincia a nutrire dei dubbi sull'esito della guerra, mentre Frodo vede attraverso lo specchio magico di Galadriel la distruzione della contea da parte degli orchi e la terribile prigionia che aspetta i suoi compagni in caso di fallimento. Le dolorose sensazioni causate dalla visione lo accompagneranno per il resto del viaggio.

La Compagnia lascia il regno di Galadriel con gli omaggi ricevuti dagli elfi e continua il viaggio in canoa, lungo il fiume. Nel frattempo gli Uruk-hai di Saruman vengono da questi lanciati sulle tracce della Compagnia, con l'ordine di catturare tutti gli Hobbit e portarli al cospetto dello stregone. Mentre si riposano sulla sponda del fiume, Boromir, offuscato nella ragione dalla vicinanza con l'Anello, tenta di rubarlo, ma Frodo, impaurito, lo indossa. Intanto sopraggiungono gli Uruk-hai ed il primo ad affrontarli è Aragorn, che consente così a Frodo, che aveva già in animo di proseguire da solo, di fuggire. In suo aiuto giungono anche Legolas, arciere sopraffino, e Gimli, che abbatte i nemici a colpi d'ascia.

Durante la sua fuga Frodo s'imbatte in Merry e Pipino, i quali richiamano l'attenzione degli orchi di Saruman per salvarlo e permettergli di proseguire la sua missione. Boromir si sacrifica a sua volta per salvare i due cugini, ma questo non impedisce che essi siano catturati.

Frodo quindi, deciso a proseguire la missione da solo, sale su una delle canoe, ma il fido Sam, per mantenere la parola data a Gandalf, non vuole abbandonarlo e così proseguono il viaggio insieme.
L'ultima scena, tratta dal primo capitolo de Le Due Torri, vede Aragorn, Legolas e Gimli che decidono di andare alla ricerca degli Hobbit rapiti (Merry e Pipino).

 

« E venne il crepuscolo. Andavano veloci, come ombre grigie in contrade rocciose. »

 

(dalla conclusione del I capitolo de Le Due Torri)

Tanto per annotare qualche particolare di rilievo riguardante il cast, Peter Jackson ha utilizzato la sua esperienza e l'interessante genialità che possiede per confrontare tre attori che nel film condividono gioie, vittorie ma anche tristi avvenimenti, bravissimi nel sapersene prendere la responsabilità; parliamo di Viggo Mortensen che nel film è il personaggio che forse spicca di più, poi Orlando Bloom che interpreta perfettamente il ruolo a lui affidato con il suo irresistibile fascino che oggi colpisce i cuori di ragazze di qualunque età ed infine il coraggioso nano Gimli che non è affatto il terzo incomodo ma svolge la sua parte in maniera semplice e coinvolgente, pronto a ravvivare l'ambiente triste e sconsolato con qualche battuta di autoironia.

Il Signore degli Anelli - Le Due Torri

La storia riprende dopo la fine della prima parte, La Compagnia dell'Anello.

Durante la marcia verso Mordor Frodo e Sam si accorgono di essere seguiti e decidono di tendere una trappola al loro inseguitore. Una notte lasciano che Gollum si avvicini loro alla ricerca dell'Anello per poi catturarlo dopo una piccola battaglia strappandogli la promessa di essere accompagnati a Mordor in cambio della libertà.

Saruman crea sempre più Uruk-hai per la guerra contro Rohan e stringe nuove alleanze con gli uomini delle montagne per farli combattere al suo fianco. Così i mostri creati dal potere malefico dello stregone cominciano a razziare le terre del Mark attaccando i villaggi e uccidendone tutti gli abitanti. In uno dei tanti scontri tra Rohan e Saruman, Théodred, figlio del re Théoden, rimane ferito gravemente per poi essere ritrovato da Éomer in fin di vita e condotto a Edoras. Qui Éomer è cacciato da Rohan dopo uno scontro verbale con Grima Vermilinguo in cui il nipote del re manifesta i suoi sospetti verso di lui, infatti, in segreto, Grima lavora per Saruman e ritiene pericolosa la vicinanza di Éomer al re ormai assoggettato al potere dello stregone bianco.

Aragorn, Legolas e Gimli incontrano Éomer e la sua banda per avere informazioni sui rapitori degli Hobbit. Questi ultimi riferiscono loro che gli Uruk-Hai sono stati completamente distrutti e che non c'erano sopravvissuti. A questo punto, si recano sul luogo dello scontro e grazie alle abilità di Aragorn capiscono che gli Hobbit si sono salvati rifugiandosi nella foresta di Fangorn. Entrandovi alla ricerca di Merry e Pipino, Aragorn, Legolas e Gimli incontrano Gandalf, che credevano ormai scomparso dopo lo scontro con il Balrog avvenuto sul ponte di Khazad-dûm.

Lo stregone si presenta con un aspetto rinnovato e sfoggia vesti bianche, segno del suo forte cambiamento di crescita portato sia dal tradimento di Saruman sia dalla sconfitta del Balrog. Da questo momento in poi lo stregone sarà ricordato con il nome di Gandalf il Bianco e non più come Gandalf il Grigio.

Con questo incontro lo scopo dei membri della Compagnia cambia radicalmente. Gandalf, infatti, suggerisce ai tre di evitare di seguire le tracce dei due Hobbit, poiché sa che sono riusciti a mettersi in salvo, tuttavia devia l'attenzione su un problema più grande: la guerra che sta per colpire Rohan.

I quattro devono raggiungere il re di Rohan e risvegliarlo dall'incantesimo di Saruman, che l'ha intorpidito nel corpo e nella mente e reso incapace di agire, per poterlo convincere a organizzare una difesa contro l'esercito di ferocissimi Uruk-hai che si avvicina sempre più a Rohan per distruggerlo.

Gollum, Frodo e Sam, dopo aver marciato verso il cancello nero di Mordor e non essere riusciti a entrare, decidono di prendere un'altra via nota solo a Gollum e così riprendono il loro viaggio. Durante una sosta s'imbattono in uno degli eserciti di Sauron. Non facendosi notare osservano il loro passaggio scorgendo un animale a loro sconosciuto: l'Olifante. Mentre ammirano questo enorme animale, non si accorgono della presenza degli uomini di Gondor capitanati da Faramir, che attaccano e massacrano l'esercito nemico per poi catturare Frodo e Sam. Dopo la cattura sono condotti in un rifugio all'interno di una cascata (la cosiddetta "Finestra che si affaccia a Occidente") usato come base per i movimenti delle truppe di Gondor.

Risvegliato Re Théoden dall'incantesimo, i Compagni riescono a convincerlo a muovere guerra contro gli Orchi e gli suggeriscono di rifugiarsi al Fosso di Helm per affrontare i nemici, così tutti gli abitanti e i cavalieri di Rohan abbandonano la città per recarsi alla fortezza costruita sopra il fosso.

Durante l'esodo, Grima Vermilinguo, cacciato dal re, torna da Saruman e lo informa di questi progetti, e così lo stregone decide di mandare una squadra di mannari selvaggi per attaccarli. Nello scontro sono vittoriosi gli uomini di Rohan, ma cade Aragorn, trascinato in un burrone da un mannaro.

Dopo la battaglia i sopravvissuti raggiungono il fosso di Helm, dove cominciano a barricarsi per l'imminente scontro con le forze di Saruman, e con stupore di tutti ritorna anche Aragorn, salvatosi dal dirupo e recante notizie riguardanti le forze del nemico. Alle forze impegnate nella difesa disperata si unisce anche uno squadrone di Elfi inviati per onorare l'antica alleanza tra Elfi e Uomini. Nel frattempo Saruman scopre il punto debole del fosso di Helm: una grata di drenaggio dell'acqua, per niente protetta, e decide di iniziare da lì il suo attacco alla fortezza.

Gollum, sfuggito alla cattura dei Gondoriani, è sorpreso da Faramir mentre s'immerge nello stagno proibito vicino al loro rifugio in cerca di pesci. A questo punto è fatto chiamare Frodo per decidere della sua vita, e l'Hobbit sceglie di aiutare i soldati di Gondor a catturarlo. Durante l'interrogatorio Gollum svela il segreto dell'Anello e Faramir decide di tenerlo per sé e donarlo a suo padre sovrintendente di Gondor soprattutto per dimostrare il suo valore di fronte al genitore.

Le truppe nemiche arrivano davanti al fosso per l'imminente scontro che vede gli Uruk-hai contro l'alleanza di Uomini ed Elfi. La battaglia inizia, sotto la tempesta, dopo una freccia scoccata per sbaglio da un arciere di Rohan che uccide uno dei nemici. All'inizio lo scontro sembra svolgersi a favore dei difensori, ma la scoperta del punto debole della fortezza rende il tutto più difficile. Saruman ha creato una polvere da sparo molto potente, creando delle "bombe" utilizzate per aprire una breccia nelle mura, nella quale si fiondano immediatamente ondate di Uruk-hai che riescono ad aprirsi un varco e conquistare parte del fosso. I difensori si rifugiano all'interno della torre della fortezza in un ultimo disperato tentativo di difesa. Lì è deciso l'ultimo attacco dei difensori, cioè una carica a cavallo in mezzo agli Uruk-hai in nome di Rohan e della sua gente. Dopo quest'ultimo atto eroico solo l'arrivo tempestivo di Gandalf e della compagnia di Éomer regala la vittoria agli uomini travolgendo gli Uruk-hai e mettendoli in fuga.

Dopo aver cercato invano di convincere gli Ent a entrare in guerra contro Sauron e Saruman durante l'Entaconsulta, Pipino chiede a Barbalbero di accompagnarli non a nord ma a Isengard, dove riprenderanno la strada per la Contea, con uno stratagemma: "Più ci avviciniamo al pericolo, meno rischiamo di essere notati" come afferma Pipino Tuc.

Dirigendosi verso Isengard Barbalbero si accorge dello scempio compiuto da Saruman ai danni della foresta, e decide di richiamare tutti gli Ent per muovergli guerra. Saruman, ormai sicuro di avere la vittoria in pugno, è colpito alla sprovvista da un nuovo potente nemico che aveva sottovalutato e da cui è immediatamente sopraffatto.

Sauron attacca Osgiliath, ultima roccaforte dei Gondoriani prima di Minas Tirith, difesa da Faramir e dalla sua armata. Durante la battaglia il capitano di Gondor decide di lasciar liberi Frodo, Sam e Gollum dedicandosi alla difesa della città nonostante la loro netta minoranza ma avverte il portatore dell'anello di stare in guardia.

La battaglia del Fosso di Helm è vinta, Isengard e Saruman sono stati sconfitti, Osgiliath sta cadendo in mano agli Orchi e Gollum trama alle spalle di Frodo e Sam per impadronirsi dell'Anello: questo il quadro nel quale inizierà la terza parte della trilogia, Il ritorno del Re.

Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re

Il film si apre con il passato di Gollum. Il racconto inizia da una battuta di pesca da parte di due piccoli Hobbit: Sméagol e Déagol. All'amo di Déagol abbocca un pesce molto grande che trascina l'Hobbit in acqua. Il pesce riesce a scappare con l'esca ma lo sventurato pescatore è attratto da un bagliore sul fondo, che si rivela poi essere l'Unico Anello. Quando Déagol torna a riva con l'insolito frutto della sua pesca, Sméagol vede l'anello e ne desidera fortemente il possesso. Nasce cosi uno scontro che sfocia nella morte di Déagol. Divenuto il Portatore dell'Anello Sméagol è lentamente consumato e trasformato dal potere oscuro dell'oggetto e rintanatosi a vivere nelle profondità della terra, diviene in seguito Gollum.

Torniamo al presente: Gandalf, Théoden, Aragorn, Gimli e Legolas si recano a Isengard, trovandola distrutta dagli Ent e incontrano Merry e Pipino, i quali narrano loro il trionfo di Barbalbero su Saruman. I cinque eroi affrontano un forte duello verbale con Saruman che tenta, grazie alla sua voce ingannatrice, di tirare l'ultima stoccata nei confronti di re Théoden. il Re di Rohan, però, non si fa cogliere impreparato e risponde per le rime all'ennesima provocazione dello stregone. Grima, che finora aveva seguito in disparte la scena e subito l'ennesima umiliazione da parte del suo "padrone", in un impeto di orgoglio pugnala Saruman alle spalle, facendolo precipitare dalla torre. Subito dopo Pipino trova il palantír sotto l'acqua che ricopre Isengard e lo prende, ma Gandalf glielo toglie di mano mettendolo in guardia sulla sua pericolosità. I guerrieri tornano poi tutti insieme a Edoras per festeggiare la vittoria su Isengard. Ma la curiosità di Pipino non ha limiti e, mentre tutti dormono, cerca di dare un'occhiata nel palantír, attirando così su di sé il vigile occhio di Sauron. Fermato in extremis riferisce a Gandalf quanto ha visto nella sfera. Così da Rohan Gandalf e Pipino partono per Gondor.

Arrivato a Minas Tirith Gandalf cerca di convincere il sovrintendente Denethor a prepararsi per l'attacco di Sauron, ma questi, sconvolto dalla morte del figlio Boromir avvenuta alla fine de La Compagnia dell'Anello, ha perso ormai il lume della ragione. Nel frattempo Frodo e Sam, accompagnati da Gollum, continuano il loro pericoloso viaggio e arrivano al cospetto delle porte di Minas Morgul, dalle quali vedono uscire un grande esercito comandato dal Re Stregone di Angmar. Mentre salgono le ripide scale di roccia che portano a Cirith Ungol, Gollum fa credere a Frodo (sconvolto dalla fatica e debilitato dall'Anello) che Sam voglia impadronirsi del potente oggetto, il portatore dell'anello quindi dice a Sam di andarsene. A Edoras, nel frattempo, Aragorn è riuscito a convincere re Théoden ad accorrere in aiuto di Gondor. È quindi radunato un esercito di 6000 Rohirrim pronti a muovere verso Minas Tirith. Aragorn, accompagnato da Gimli e da Legolas, decide di prendere i Sentieri dei Morti, infestati da un antico popolo che avrebbe dovuto aiutare Isildur, e che non mantenendo la promessa troverà pace solo dopo aver aiutato l'erede di Isildur, cioè Aragorn.

Faramir, posto a difesa di Osgiliath, subisce un violento attacco da parte degli orchi che lo costringono a ritirarsi assieme ai suoi uomini. Tornato a Minas Tirith, è incolpato da suo padre Denethor della sconfitta e obbligato a un disperato e suicida tentativo di contrattacco. Riesce a salvarsi, ma è gravemente ferito e Denethor, ormai impazzito di dolore, quando vede l'esercito di Sauron in arrivo decide di suicidarsi insieme al figlio, e ordina ai servi di preparare un rogo. Frodo nel frattempo entra a Cirith Ungol dove, tradito da Gollum, è assalito e colpito da Shelob, un immenso ragno discendente da Ungoliant. Rientra però in azione Sam, che accortosi del tradimento di Gollum, torna indietro ad aiutare l'amico e sconfigge Shelob ma è costretto a prendere l'Anello e Pungolo da Frodo, apparentemente morto.

La difesa di Minas Tirith è organizzata da Gandalf, ma la superiorità numerica degli orchi è schiacciante e il cancello della città è abbattuto consentendo agli invasori di dilagare all'interno. Gandalf, avvertito da Pipino, raggiunge Faramir sulla sommità della cittadella, nel luogo dove riposano i re di Gondor, per salvarlo dalla pazzia di suo padre Denethor che vuole essere cremato assieme a lui. Lo stregone riesce a salvare Faramir ma a seguito della colluttazione che ne nasce Denethor prende fuoco e si getta in preda alle fiamme dalla rupe che sovrasta la città. Intanto gli orchi avanzano all'interno di Minas Tirith, ma all'alba giungono sul campo i cavalieri di Rohan, che con una carica travolgente sbaragliano le file del nemico. A questo punto però Sauron fa entrare in scena gli olifanti, che creano disordine e scompiglio tra i difensori. L'arrivo di Aragorn, fiancheggiato da Legolas e da Gimli e dall' esercito degli Spettri, ormai liberi dal loro debito, conclude la battaglia a favore di Gondor e Rohan. Théoden però rimane gravemente ferito nello scontro con il Re dei Nazgûl che Eowyn, poco prima della morte dello zio, riesce a uccidere. Dopo la sconfitta dell'esercito di Sauron, ora non resta che marciare verso Mordor.

Sauron tuttavia può contare ancora su decine di migliaia di orchi nella battaglia finale. Aragorn e Gandalf intanto hanno deciso di marciare con l'esercito verso il nero cancello, in modo da attirare su di loro l'attenzione dell'esercito di Sauron e distraendolo cosi da Frodo il quale può recarsi all'interno del Monte Fato per distruggere finalmente l'anello. Aragorn, dunque, a capo dell'esercito di Gondor, si presenta ai cancelli di Mordor per sfidare Sauron. Frodo intanto, in realtà ancora vivo dopo l'attacco di Shelob, è catturato dagli orchi, ma dopo essere stato salvato da Sam recupera l'anello e riprende il viaggio insieme al fedele amico. Arrivati alle pendici del Monte Fato, i due Hobbit si scontrano nuovamente con Gollum, e mentre Sam combatte, Frodo entra nella Voragine del Fato per gettare l'anello. Arrivato al momento cruciale, però cede alla sua corruzione e lo indossa, rivelando così tutto il piano a Sauron che spedisce immediatamente i Nazgûl contro di lui. Prima di loro arriva però Gollum che con un morso strappa il dito con l'Anello a Frodo e durante la colluttazione che segue, cade nella lava trascinando con sé l'Anello che così è finalmente distrutto; il potere di Sauron è spezzato e i suoi servi si arrendono.

Frodo e Sam sono portati via da Mordor dalle aquile (arrivate in soccorso degli uomini), per ordine di Gandalf, e raggiungono Minas Tirith, dove si tiene una grande cerimonia: l'incoronazione di Aragorn a re di Gondor e il suo matrimonio con Arwen, figlia di Elrond, dopodiché gli Hobbit tornano alla Contea. Dopo pochi anni Frodo, quale Portatore dell'Anello, decide di partire insieme a Bilbo e agli ultimi elfi rimasti verso Il reame immortale, chiudendo così un'era per la Terra di Mezzo.