"Eravamo stanchi e ci hanno dato un letto ove dormire, eravamo affamati e ci hanno dato da mangiare". Queste frasi di derivazione evangelica coprono solo in minima parte ciò che abbiamo ricevuto dalle comunità canadesi. Quanti di noi infatti dedicherebbero le loro ferie ad accogliere, accudire e… trasportare i pellegrini? Quanti di noi trascorrerebbero le serate a parlare con loro? Quanti di noi soprattutto saprebbero accogliere pellegrini come persone di famiglia, facendoli sentire realmente tali?
Fin dai primi giorni, dopo un'intensa giornata di preghiera, attività, riflessione e nuove conoscenze, tornavamo a casa, desiderosi di raccontare alle nostre famiglie. Volevamo condividere con loro la ricchezza spirituale che la GMG, passo dopo passo, ci stava donando.
Avremmo voluto stare di più con le famiglie, ma il tempo era poco e le cose da fare molte. Sia a Belleville sia a Toronto i canadesi si sono dimostrati sempre molto comunicativi e disponibilissimi: talvolta quasi ci siamo sentiti in imbarazzo… Rubando le ore al sonno siamo comunque riusciti a parlare e a conoscere meglio la loro vita, e allo stesso tempo di fare conoscere loro un poco la nostra.
A Belleville abbiamo conosciuto una cittadina della provincia canadese, delle dimensioni circa di Crema, dove i giovani non sono molti (se ne vanno presto, verso altre città vicine) e soprattutto sono poco presenti nelle parrocchie.
A Toronto abbiamo conosciuto gli italo canadesi, gente che si è costruita da sola, rimanendo però semplice nell'animo. Soprattutto conservando certi valori, come una fede profonda e il senso della famiglia, che in alcuni casi in Italia non sono più così forti. Qui i giovani erano molti di più, anche nell'ambito della parrocchia.
In entrambi i casi va sottolineato non solo l'estrema disponibilità delle famiglie (di ritorno da Downsview ci hanno lavato tutta la roba), ma anche delle parrocchie, dove i volontari (che magari ospitavano anche pellegrini in casa) si sono prodigati nel cucinare per tutti noi, ben oltre i quanto stabilito in origine.
Alla fine si sono scambiate le parti: al congedo erano i volontari e le famiglie canadesi che ci ringraziavano commossi per avergli fatto scoprire un modo nuovo di vivere la fede.
"Eravamo forestieri e ci hanno ospitato come fratelli, eravamo estranei e per sempre saremo amici", mantenendoci in contatto.