"L'inganno delle staminali embrionali"
"L'inganno delle staminali embrionali"
Il professor Angelo Vescovi, ricercatore di fama internazionale nel campo delle cellule staminali, in un discorso allAccademia dei Lincei ha definito "infondato" il "dubbio dilaniante" ...
Tratto da "E' vita", supplemento di Avvenire del 22 febbraio
di Marina Corradi
Il professor Angelo Vescovi, ricercatore di fama internazionale nel campo delle
cellule staminali, in un discorso allAccademia dei Lincei ha definito
"infondato" il "dubbio dilaniante" che i proponenti del
referendum pongono ai cittadini: lasciare morire milioni di malati, o permettere
la ricerca sugli embrioni. Non è vero, afferma Vescovi, che le staminali
embrionali rappresentino lunica o la migliore via per la guarigione di
molte malattie incurabili: «A oggi non esistono terapie, nemmeno sperimentali,
che implichino limpiego di staminali embrionali, né si può
attualmente prevedere se e quando questo diventerà possibile, data la
scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano lattività di queste
cellule, e la loro intrinseca tendenza a produrre tumori».
Molto più avanzate invece le linee di ricerca sulle staminali adulte,
in numerosi casi già applicate alla terapia. Inoltre, la stessa produzione
di staminali embrionali può avvenire senza passare attraverso gli embrioni,
"deprogrammando" cellule adulte.
Professor Vescovi, lei ha spiegato lequivoco indotto circa le staminali
embrionali. Tuttavia appena pochi giorni fa in Gran Bretagna Ian Wilmut, il
creatore della pecora Dolly, ha ottenuto lautorizzazione alla clonazione
terapeutica dellembrione umano. Il fine è la produzione di staminali
nellambito della ricerca su una malattia dei motoneuroni, cioè
delle cellule nervose deputate al movimento del corpo. Perché Wilmut
prosegue sulla strada delle staminali embrionali?
«La richiesta di Wilmut ci spiega Vescovi nel suo studio allIstituto
San Raffaele di Milano non è una sperimentazione con fini terapeutici,
ma ricerca di base: è il tentativo di studiare lo sviluppo di una patologia.
Wilmut evidentemente è convinto di ottenere il miglior modello di malattia
dei motoneuroni. Questa sperimentazione naturalmente ha un senso se la patologia
studiata è genetica. Quando il ricercatore ha ottenuto le cellule staminali
embrionali così clonate e le possibilità di successo della
clonazione, sottolineo, sono di una sola su 200 deve riuscire a generare
quel tipo di cellule che vuole studiare. Se riesce a generare il tipo di cellula
che muore, non è detto però che la causa della malattia sia in
quella cellula, e non nelle cellule adiacenti. Quindi è necessario ricreare
lintero tessuto che degenera. Lunico modo per fare questo sarebbe
portare lembrione allo stadio di sviluppo di un sistema nervoso centrale».
E a quante settimane si sviluppa il sistema nervoso centrale?
«Intorno alle sette-otto settimane, e naturalmente un simile esperimento
non sarebbe ammissibile. Dunque, nella realtà del tentativo di individuare
la cellula degenerante, cè una concatenazione di se, di ma e di
forse che rendono molto poco probabile la riuscita della sperimentazione. Si
tratta di incognite concatenate fra loro, che moltiplicano la incertezza fino
a creare un livello vicino alla impossibilità».
Un enorme sforzo con scarsissime probabilità di riuscita?
«La speranza che una simile sperimentazione vada a buon fine è
tragicamente bassa. Se poi pensiamo che la malattia genetica studiata è
solo un sotto-sotto gruppo nel grande ambito delle malattie neuronali, e che
per ottenere un clone da un embrione bisogna fare 200 tentativi; e che da questo
clone bisogna riuscire a isolare le cellule staminali embrionali, cosa che non
sempre riesce, e da qui produrre i motoneuroni... E quando tutto ciò
è fatto, le cellule fabbricate sono comunque alterate questo è
noto per via del processo stesso di clonazione. Infine, che il sistema
ottenuto approssimi la malattia è molto improbabile, e che vi si possa
studiare la degenerazione lo è anche di più».
E il senso, allora, di una simile impresa qual è, la pura sfida scientifica?
«La sfida della ricerca pura, sì, ma con il background etico di
uno scienziato per il quale tutti quegli embrioni utilizzati non sono vita.
Vorrei mettere laccento su questo punto: Wilmut fa una clonazione che
non è per fini di terapia, ma per una ricerca dagli esiti estremamente
incerti. Per una terapia con le staminali embrionali, se e quando se ne farà,
occorrerà davvero tanto tempo».
Lei ha affermato recentemente che dietro al sostegno alla ricerca sulle
staminali stanno spesso lideologia, e anche «interessi economici
rilevantissimi».
«Ci sono coloro che in piena libertà di spirito sostengono che
lembrione ai primi stadi del suo sviluppo non è vita. Non condivido,
ma li rispetto. La maggioranza ha invece una posizione preconcetta, e quando
si dimostra loro che da un punto di vista biologico la vita comincia con la
fecondazione, rispondono: sì però non cè il cervello,
sì però lembrione non comunica, e tu gli smonti le obiezioni
una a una, e quelli si rifugiano dietro a una posizione che è evidentemente
ostinatamente ideologica».
E gli interessi economici?
«Dietro a tutto ciò, sapientemente manipolata, cè
un tipo di comunicazione che probabilmente riceve sponsorizzazioni da quanti
possono avere interessi economici in queste attività. Niente di mostruoso
in tutto questo, la nostra società funziona così. Ciò che
però si discosta dalla norma è che qui non parliamo di un qualunque
business, ma di vita umana. Questo per me segna il grado di maturazione di una
società: se il profitto viene anteposto al benessere dellindividuo,
e lembrione è individuo a tutti gli effetti, la qualità
della vita decade».
Parlando di interessi economici, che rilevanza hanno i brevetti, nellambito
della ricerca sulle staminali embrionali?
«La stragrande maggioranza delle applicazioni di queste cellule e delle
tecniche per riprodurle sono ormai state depositate. Si deposita il brevetto
con la copertura di un determinato punto di applicazione, e poi lo si estende
a mille o duemila applicazioni dello stesso punto. Già chi arriva oggi
si trova la strada sbarrata».
Quanto vale un brevetto?
«Non è valutabile. Può valere un euro, come mille miliardi.
Dipende da quale applicazione ne verrà tratta. La questione è
unaltra: se nascono metodi per produrre staminali embrionali che non passino
attraverso la clonazione, senza bisogno dunque di produrre lembrione ma
invece con la tecnica del "de-differenziamento", molti dei brevetti
esistenti crollano. E questo crea una pressione a livello anche di pubblicazioni
scientifiche, perché chi valuta i lavori da pubblicare può avere
anche un interesse diretto. Le persone oneste che hanno interessi diretti su
quello stesso argomento in genere rifiutano di valutare un lavoro».
Potrebbe esserci però un muro, a livello di letteratura scientifica
internazionale, che fa resistenza nel divulgare lavori alternativi alla produzione
di staminali da embrioni umani, lavori anche molto interessanti, ma scomodi?
«Certamente. Peraltro questo fenomeno cè sempre stato nella
divulgazione e nella ricerca scientifica».
Qual è unalternativa promettente alla clonazione per ottenere
staminali embrionali?
«Il professor Alan Trounson, a Richmond Victoria in Australia, ha trapiantato
una cellula embrionale staminale nel nucleo di una cellula adulta e ha clonato
milioni di staminali. Se passasse un brevetto del genere, tutti coloro che basano
il valore dei loro brevetti su staminali ottenute da embrioni crollerebbero.
E non è la sola ipotesi promettente. Tre settimane fa un gruppo giapponese
ha dimostrato che ci sono cellule multipotenti nel testicolo postnatale del
topo. Se questo fosse vero noi avremmo nei nostri organi, anche dopo la nascita,
una banca di staminali embrionali, utilizzabili nel totale rispetto della vita
umana».
Lei, che si definisce agnostico, non manca di ripetere come lembrione
sia fin dallinizio vita. Ci spieghi le basi di questa sua convinzione.
«Sono basi perfettamente scientifiche. La biologia non è scienza
esatta, ma la fisica sì, ed esiste una branca della fisica che è
la termodinamica. Qualunque fisico esperto di termodinamica può dire
che allatto della fecondazione cè una transizione repentina
e mostruosa, in termini di quantità dinformazione. Una transizione
di quantità e qualità di informazione senza paragoni, che rappresenta
linizio della vita: si passa da uno stato di totale disordine alla costituzione
della prima entità biologica. Che contiene tutta linformazione
che rappresenta il primo stadio della vita umana, concatenato al successivo,
e al successivo, e al successivo, in un continuum assolutamente non scindibile,
se non in modo arbitrario. Ciò che diceva lex presidente della
Commissione di bioetica, Giovanni Berlinguer "In 1400 anni non si
è arrivati a definire quando comincia la vita non è vero.
Piuttosto in 1400 anni non si è riusciti a trovare un parametro obiettivo
che determini, allinterno del continuum che biologia e fisica descrivono
come "vita", una soluzione nella continuità: non si è
trovato un modo di "tagliare". Io rispetto eticisti e filosofi, ma
non è possibile fare etica o filosofia prescindendo dalla biologia e
dalla fisica. Perché filosofia ed etica devono applicarsi alla realtà,
e non a unastrazione».
di Marina Corradi