"Ma Dio c’è anche nella foresta africana"



Ha suscitato riflessioni e commenti lo scritto di don Alberto Franzini pubblicato su “La Cronaca” sul tema della presenza di Dio nonostante i disastri come il recente maremoto. Dopo la lettera del consigliere comunale verde di Casalmaggiore Angiolini, oggi - via internet - è arrivata dall’Ecuador questa riflessione di un missionario.

da "Cronaca" di sabato, 8 gennaio 2005 - di Ivan Cremonesi*


Le invio un commento-articolo: a se Dio c'è perché c’è il male? scritto da don Alberto Franzini. Sono il Missionario Comboniano Ivan Cremonesi che dopo aver lavorato per 18 anni in Congo, da 2 anni sono a Quito in Ecuador. A commento dell’articolo di don Franzini vi invio una parte del mio diario scritto quando sono stato nascosto per tre mesi in foresta durante la guerra in Congo. ...mi dispiace molto per questa povera gente, già sono poveri, ci voleva anche questa guerra. Quasi tutti stanno vivendo nei loro campi, sono demoralizzati e senza avvenire. Vivere nei campi non è come abitare al villaggio: mancanza di medicine, solitudine, bambini che non vanno a scuola; la notte fa freddo e si riscaldano tenendo sempre acceso il fuoco. Non hanno coperte, materassi, lenzuola, tavoli, armadi, ecc., incredibile per noi europei, bisognerebbe vedere per credere. Che Natale triste si è passato! Si, è vero, durante la preghiera della notte, dalle ore 19 alle ore 22 (non c’è stata la Messa, perché P. Senen è a Boleli), la gente ha vissuto un po’ di gioia con canti e danze; la preghiera è durata circa tre ore, ma questo non basta, la realtà della vita è diversa. Qualcuno dice che la religione è l’oppio dei popoli, una specie di “droga, esaltazione, utopia, evasione”, insomma, fa dimenticare un po’ la realtà. In un certo modo questo può succedere se non si conosce bene chi è il Dio che Gesù ci ha rivelato. Il nostro Dio non ci toglie la sofferenza, ma se si ha Fede, crediamo che attraverso essa si attualizzi il “Piano di Salvezza”, il nostro è un Dio che ha scelto la “Croce”. Allora lasciamo quella “tradizione di fatalismo”, quell’abitudine di pregare il Padre Eterno che ci liberi dalle difficoltà; la nostra preghiera deve essere quella di chiedere a Dio la forza di accettare le difficoltà e di aumentare la nostra poca Fede. Chi dirige e manda avanti il mondo è l’uomo: l’esempio che dice “non si muove foglia che Dio non voglia” è vero fino ad un certo punto, ma qual è la sua vera interpretazione? Non si vuole togliere la presenza di Dio dalle cose o dalla storia dell’uomo (per gli amanti dei paroloni: demitizzare) e nemmeno banalizzare o semplificare le cose. Ma il mondo va avanti come se Dio (in un certo senso) non esistesse. L’uomo è libero di scegliere il bene o il male, il Signore non può cambiare le decisioni degli uomini (se fosse altrimenti, che uomini liberi saremo ?), è Lui che ha voluto così. Per il nostro bene e per la Sua misericordia, trasformerà le nostre “cazzate” in “Storia di Salvezza”. *missionario comboniano Esempio: se uno vuol essere cattivo, che cosa può fare il Padre Eterno? Come soffro per quelle persone che davanti ad una difficoltà chiedono a Dio il “perché”, come se fosse Lui il colpevole. Esempio: Capita un incidente stradale e muore una coppia di giovani sposi con dei bambini; ci si domanda, perché Dio ha permesso questo. Magari la targedia è stata causata dall’imprudenza di chi conduceva la macchina, oppure da un guasto meccanico, ma come può entrarci Dio se uno non ha rispettato lo stop, oppure non aveva i freni a posto? Un altro esempio: qualcuno muore a causa di una malattia, la persona può essere giovane o vecchia, che colpa ha il Padre Eterno se il suo fisico era portato ad avere questa malattia? Più dolorosi sono i casi di quei genitori che mettono al mondo figli handicappati. Penso che sia uno dei dolori più grandi che una persona possa avere. Ci si chiede: perché proprio a me? Possono sentire il “rimorso” di non essere stati all1altezza di dare al mondo una vita normale, ecc., una sofferenza realmente grande. Però anche in questo caso la risposta la si può trovare: la natura dell’uomo è sempre in cammino, basta qualche cromosoma o qualche cosa d’altro che non funzioni perfettamente nel nostro corpo. Questo discorso ci può aiutare a capire il “perché” della sofferenza nel mondo e la sofferenza personale (lasciamo perdere la sofferenza che c’è nel mondo, sarebbe un discorso complesso e difficile): consideriamo solamente che se c’è del male nel mondo, questo è causato dall’uomo e dalla sua libertà di scegliere tra il bene e il male.

Ivan Cremonesi, missionario comboniano