"SANTO NATALE 2005: OMILETICA"
"SANTO NATALE 2005: OMILETICA"
Natale 2005
Omelia della messa di mezzanotte
Ancora una volta ci troviamo insieme nel cuore di questa santissima notte,
illuminata dallo splendore di Cristo, nato dalla Vergine Maria, come abbiamo
ascoltato dal Vangelo.
Fra i tanti simboli che ci aiutano a comprendere e a vivere il Natale cè
quello della luce.
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce: così
Isaia nella prima lettura. Siamo noi quel popolo, noi che camminiamo nelle
tenebre della vita, nelle incertezze e nei deserti della storia. E abbiamo
bisogno di luce, ossia di senso, di verità, di libertà, di gioia.
Il nostro cuore è spesso ottenebrato da tante illusioni. A chi affidarci?
Di chi fidarci, nella molteplicità e nella dispersione delle tanti
voci, dei tanti messaggi che oggi ascoltiamo? Quale pulpito ha ragione? Quale
maestro ci insegna dove sta di casa la verità, il bene, la libertà?
Chi mai, oggi, ci dona la passione e la gioia di vivere, il coraggio di scegliere,
la forza di restare fedeli ai nostri impegni familiari, lonestà
di seguire sempre il bene nei nostri doveri professionali, la lucidità
di ascoltare la voce della coscienza, nella quale risuona la voce stessa di
Dio?
E Lui, il Signore Gesù, la luce che vince le tenebre. La sua
nascita ha avvolto di luce i pastori di Betlemme. E la luce di una stessa
ha condotto i Magi dellOriente allincontro con il Bambino Gesù.
Questa luce, che è Cristo Signore, è lastro splendente
che continua ad illuminare la strada dellumanità, la nostra strada,
oggi diventata tortuosa e incerta.
La cultura consumistica di oggi, come ebbe a dire qualche giorno fa Papa Benedetto,
tende a far sparire i simbolismi cristiani dalla festa del natale e a sostituirli
con tante altre cose. Ma nulla può reggere al paragone con la luce
vera che illumina ogni uomo. Nulla potrà mai spegnere la luce che Dio
stesso ha acceso per sempre nel nostro mondo e nel nostro cuore. E la
luce del bene che vince il male. E la luce dellamore che supera
lodio. E la luce della vita che sconfigge la morte.
Forse noi, cristiani delloccidente, abbiamo un po perso il fascino
di questa luce. Siamo spesso attratti dalle sirene di altre proposte o di
altri progetti di vita. Non conosciamo più, in profondità, la
vicenda di Gesù. Forse lo stesso cristianesimo ci è diventato
opaco, ridotto a qualche rito o a qualche tradizione: ha perso, ai nostri
occhi, la sua densità, la sua carica sconvolgente, la sua fecondità
esistenziale, la sua fertilità anche sociale. La stessa storia cristiana,
la storia della Chiesa, la storia dei santi, ci è diventata un po
estranea. Facciamo sempre più fatica a trasmettere alle giovani generazioni
la luce che ha illuminato per tanti secoli le nostre contrade, la nostra intelligenza,
il nostro cuore, le nostre esperienze di vita, le nostre scelte sociali.
Il Signore Gesù torno ad essere la stella della nostra vita. Mettiamoci
umilmente in ginocchio, come i pastori a Betlemme, davanti a questo Bambino
avvolto in fasce. Il Figlio di Dio ha voluto nascere in una mangiatoia per
essere di tutti! Per essere visto da tutti! Per essere il Salvatore di tutti!
Per essere a disposizione di tutti!
Più di 15 secoli fa, a una cristianità sconvolta dalle minacce
dei barbari, il Papa San leone Magno parlava così del Natale: Non
cè spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita: una
vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne.
Nessuno è escluso da questa felicità: la causa di questa gioia
è comune a tutti perché il Signore nostro, vincitore del peccato
e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto
per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al
premio. Gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono.
Riprenda coraggio il pagano, perché anche lui è chiamato alla
vita ( Discorso I per il Natale). Vien voglia di aggiungere: rifiorisca
la nostra Casalmaggiore, perché Gesù, il figlio di Dio, è
nato anche per noi; per noi è morto ed è risorto; e attende
anche noi nella vita del mondo che verrà.
Natale 2005
Omelia della messa del giorno
Abbiamo ascoltato le parole così profonde del Vangelo di Giovanni:
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era
Dio. Questo Verbo si è fatto carne ed è venuto, sorprendentemente,
ad abitare in mezzo a noi, diventando uno di noi. Ecco la notizia, sempre
bella e sempre sconvolgente, del Natale. Lumanità non è
più sola, perché a Betlemme due mila anni fa è successo
un evento che nella vicenda umana è centrale perché ha cambiato
la storia del mondo: Dio è apparso in mezzo a noi nella figura umana
di Gesù. Quali le conseguenze?
Anzitutto con Gesù, Verbo incarnato, è nato un messaggio che
non teme confronti, un messaggio che ha orientato e continua ad orientare
milioni e milioni di persone; un messaggio che non subisce lusura del
tempo e non è manipolabile dalle mode culturali sempre fluttuanti.
Anzi, forse mai come in questo nostro tempo, che è alla ricerca affannosa
e a volte disperata di messaggi veri e di testimoni credibili, il vangelo
risulta così carico di fascino e portatore della bella notizia che
Dio non ci ha lasciati soli nel nostro buio esistenziale, ma ci ha fatto visita
nel Figlio, la vera luce che splende nelle tenebre della storia. A Natale
ritroviamo un Maestro, Gesù, che non ha uguali, perché non solo
ha detto la verità, ma si è autodefinito Lui stesso la Verità
e per la Verità ha sacrificato la sua stessa vita. Gesù non
ci imbroglia sulle questioni fondamentali del vivere, perché ci dice
chi siamo: siamo figli di Dio, non del caso; ci dice come dobbiamo vivere:
nella verità, non nella menzogna; nella libertà, non nella schiavitù;
seguendo la legge di Dio, non le mode e le opinioni sempre mutevoli degli
uomini; ci dice perché dobbiamo vivere: nellattesa della venuta
del Signore alla fine della storia umana.
A Natale lumanità ritrova soprattutto un Salvatore e un Liberatore
di cui abbiamo assoluto bisogno per risolvere gli enigmi fondamentali dellesistenza,
enigmi che né la scienza, né la tecnologia, né la politica,
né la finanza, né la medicina
riusciranno mai a risolvere.
Con Gesù, Verbo incarnato, noi ritroviamo le nostre vere radici, la
nostra stessa natura umana nella sua forma più bella, più pura
e più originaria, così come è uscita dalle mani e dal
cuore di Dio: quella natura umana oggi così spesso bistrattata, oltraggiata,
derisa, ferita e anche violentata. Oggi si parla spesso di diritti umani e
di dignità umana: ma se non si ammette lesistenza di una natura
umana universalmente riconosciuta in ogni uomo, nessun diritto umano
è al sicuro. Questa natura umana appare in tutto il suo splendore proprio
in Gesù. Con Lui nasce il vero umanesimo che mette a nudo le falsificazioni
e le contraffazioni di tanti altri umanesimi apparsi nella storia umana, i
quali hanno oscurato la dignità delluomo proprio perché
hanno censurato Dio dallorizzonte della coscienza e della vita anche
storica e sociale delluomo. Solo Dio può essere la misura adeguata
delluomo. Ecco perché luomo non può essere mai saziato
con ciò che non è Dio o che non corrisponde al suo progetto.
Solo la Verità piena, solo la Bellezza vera, solo il Bene sommo possono
costituire il traguardo autentico delle aspirazioni umane. Quante volte gli
uomini hanno preferito le tenebre alla luce, la menzogna alla verità,
la schiavitù alla libertà, fin dal tempo di Gesù, come
ci ha ricordato il prologo del Vangelo di Giovanni: Veniva nel mondo
la luce vera... ma le tenebre non lhanno accolta. Venne fra la sua gente,
ma i suoi non lo hanno accolto. Il Natale è la celebrazione,
è la festa del vero umanesimo. E guardando a Gesù che
noi scopriamo la nostra vera identità, la nostra vera umanità.
Con Gesù, Verbo incarnato, nasce la Chiesa, già adombrata dai
pastori di Betlemme e dai magi dellOriente. La Chiesa è la comunità
di coloro che, grazie alla fede e al battesimo, fanno di Cristo la ragione
e il senso della propria vita e lo testimoniano non solo nel sacrario della
propria coscienza, ma anche nelle vicende storiche, nella vita familiare,
professionale, civile, sopportando anche derisioni e persecuzioni, come documenta
anche la storia del nostro tempo. Da qualche tempo, anche in Italia
e non solo si rimprovera spesso alla Chiesa un potere di ingerenza
nella vita pubblica. La Chiesa non rivendica per sé alcun privilegio,
ma soltanto di avere la possibilità di adempiere la propria missione,
offrendo il proprio originale contributo alla libertà, alla intelligenza
e alla volontà di tutti, per il bene autentico della persona umana
e della stessa società civile. Una Chiesa che tacesse sui temi fondamentali
del vivere, o una Chiesa che dovesse andar dietro al verso del legno,
come si dice in gergo, o una Chiesa che, per essere applaudita e incontrare
il favore dei potenti, si discostasse dallinsegnamento del Vangelo,
sarebbe una Chiesa del tutto inutile: sarebbe sale insipido, che
ha ormai perduto la capacità di dar sapore al cibo.
A chi gioverebbe una cristianità spenta e impaurita, se non al potere
di chi vuol essere lunico e indisturbato manovratore? Una Chiesa viva
e testimoniante, invece, è una ricchezza per tutti. Le epoche in cui
la comunità cristiana ha ceduto alla tentazione di scolorirsi e di
defilarsi sono state in genere epoche di crisi anche per la stessa società
civile. E quello che sta avvenendo anche nel nostro tempo. La crisi
della fede, la crisi di unappartenenza viva e forte alla Chiesa sta
trascinando con sé anche la crisi della società civile, a partire
dalla famiglia, oggi in forte crisi di identità, e sta intaccando anche
limpegno educativo, oggi un po allo sbando.
A pagare questa situazione sono le giovani generazioni, alle quali non presentiamo
più lo splendore della figura di Cristo e la bellezza dellesperienza
cristiana, che è esperienza di verità e di libertà. I
nostri giovani crescono annoiati, indifferenti, a volte violenti, e comunque
sempre più vittime delle mode e del potere, sempre più incerti
e titubanti ma la loro titubanza è figlia della nostra
a camminare sulle strade della vita e ad assumersi, anche con sacrificio
una parola oggi caduta in disuso le proprie personali responsabilità,
sia nella vita coniugale e familiare, sia nel campo del lavoro e della professione.
A loro presentiamo una cultura dei diritti, ma siamo sempre meno
capaci di offrire anche una cultura dei doveri.
Guardiamo alla grotta di Betlemme. Da quel Bambino si è sprigionata
la luce vera, che illumina ogni uomo. Accogliamo Gesù nel nostro cuore
e facciamogli spazio nelle nostre famiglie e anche nella nostra Casalmaggiore.
Il mio predecessore, don Paolo, vi ha doverosamente educati ad accogliere
le persone più povere, ad accogliere chi viene da culture e da Paesi
diversi. Oggi forse lurgenza maggiore, per essere in grado di saper
accogliere veramente tutti e soprattutto di accogliere e di vivere in modo
rinnovato la nostra stessa vita, è di accogliere il Signore Gesù:
nel nostro cuore e nella vita anche pubblica della nostra città. Diamo
spesso limmagine, noi praticanti, di essere cristiani intimoriti, pavidi,
non sempre gioiosamente convinti della grande forza del cristianesimo.
Con la liturgia di questo tempo natalizio così ci rivolgiamo al Bambino
Gesù: O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di
giustizia: vieni e illumina chi giace nelle tenebre e nellombra della
morte.