IL CORAGGIO DI ESSERE ITALIANI


Il 12 novembre scorso, a causa di un attentato terroristico, sono morti a Nassiriya, 17 tra Carabinieri e militari dell'Esercito e 2 civili, che stavano svolgendo in Iraq una missione di pace nell'ambito dell'intervento del contingente militare italiano.
Noi li ricordiamo nel giorno dei solenni funerali, li ringraziamo per quanto hanno fatto per tutti, esprimiamo il nostro cordoglio alle famiglie.
L'episodio offre l'occasione per aprire una riflessione su diversi punti.

L'assalto al Comando generale italiano mostra che la missione di pace italiana si svolge in un teatro di guerra e che, quindi, non ci si può comportare come se se agisse in un teatro pacificato. In questo caso la pace si serve "in armi" senza arretrare di fronte ai rischi anche estremi.
L'assalto alle truppe italiane - rispettate ben volute dagli iracheni - appare come un'azione indiscriminata indirizzata ad impedire che in quella terra - priva delle elementari libertà individuali e civili da alcuni decenni - tornino la pace e la corretta convivenza tra etnie e gruppi religiosi. Obiettivo non secondario dei terroristi è quello di intimidire coloro che operano per ristabilire in Irak normali condizioni di vita e di operosità. Non è la guerra che temono i terroristi, è la pace che temono, perché questa toglierebbe in parte o in toto ad essi ogni argomento di protesta. Con i terroristi, temono la pace tutti coloro che vanno chiedendo il ritiro degli italiani dall'Iraq: in realtà ciò rappresenterebbe un atto di viltà che la larga maggioranza degli italiani sta respingendo con sdegno.
Il sacrificio degli italiani in Iraq ha fatto riscoprire il concetto della Patria italiana come luogo storico e morale della convivenza di tutti gli italiani, memori del proprio passato, custodi di valori e di tradizioni che si intendono ricordare e trasmettere, confermati ed accresciuti, alle future generazioni.

Il ricordo della nazione italiana ("Una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue, di cor", A. Manzoni, Marzo 1821) può ridisegnare con vigore i comportamenti odierni: l'unità militare, della lingua, della religione, della memoria storica, del sentire e del soffrire insieme erano elementi di valore nel secolo XIX quando il poeta scrisse i versi citati, ma sono validi ancora ai nostri giorni durante i quali occorre riscoprire l'identità nazionale lasciando inascoltati i sofismi verbali e le maldestre strumentalizzazioni di cui non vanno esenti nemmeno le cronache odierne.

Attraverso la sofferenza dei Carabinieri, manifestata anche in condizioni eroiche, sono state riportate alla coscienza nazionale il senso di appartenenza ad una Patria comune italiana e la freschezza di una identità nazionale. Le cronache mostrano che cosa siano il coraggio e la viltà; la coscienza civile ha scelto per il coraggio.
Nella scuola noi intendiamo indicare esempi fulgidi di coraggio, come quelli offerti dai nostri soldati in questi giorni.


Il Preside Fabiano Penotti


Cremona, 16 novembre 2003