Una riflessione del nostro parroco in vista dei prossimi appuntamenti elettorali
Si rinnova il Parlamento dell'Unione Europea. Si rinnovano le Amministrazioni
provinciali e comunali in casa nostra.
"La Chiesa da che parte sta?".
E' la domanda di tanti cristiani, sempre più incerti e sempre meno attrezzati
nell'esprimere un giudizio politico aderente alla realtà. In questi anni,
caratterizzati dalla scomposizione dell'unità partitica dei cattolici,
la Chiesa italiana ha più volte ribadito di non voler privilegiare nessun
schieramento politico. Nessuna formazione partitica può arrogarsi la rappresentatività
dei cattolici nella vita pubblica. Ciò non significa, né può
significare una scelta di estraneità o di disinteresse della Chiesa, in
quanto comunità di uomini e di donne, alle vicende sociali e politiche
della storia, e neppure una scelta di neutralità - che favorirebbe una
sorta di relativismo e di agnosticismo - nel campo dei valori. Dunque, non è
accettabile né proponibile una "diaspora culturale" dei cattolici,
ossiauna dispersione e una latitanza dei cattolici sui problemi fondamentali dell'esistenza
personale e sociale. Rifiutiamo quindi di ritenere ogni idea o visione della vita
compatibile con la fede cristiana.
Il nostro Vescovo ha già offerto
qualche indicazione in proposito, invitando i cittadini "a non pretendere
tutto dalle istituzioni" e invitando i candidati che si dicono cristiani
"a lavorare per il bene comune al di sopra delle parti politiche e degli
interessi".
E' importante, per quanto riguarda l'Europa, ritrovare l'intuizione
originaria dei padri fodatori, Schumann, De Gasperi e Adenauer, tra statisti di
chiara fede cattolica, i quali, nell'immediato dopoguerra, si sono ritrovati per
dare inizio ad un cammino nuovo dei popoli europei, che mettesse al centro: la
tutela della libertà della persona, della pace e dello sviluppo; l'alleanza
atlantica con chi ha pagato un grande tributo di sangue e ha dato un forte impulso
alla ricostruzione; la lotta contro l'insorgere di vecchi e nuovi totalitarismi.
Oggi l'Europa mostra segni di stanchezza e di crisi: rinasce lo statalismo, perché
i soggetti popolari vengono compressi da una superburocrazia che mortifica le
forze vive della società; rinasce il nazionalismo, perché l'Europa
non è in grado di cantare con una sola voce nel coro della politica internazionale;
di fronte al terrorismo, che sembra addirittura influenzare e decidere gli esiti
elettorali, si mostra confusa e arrendevole; ha perfino vergogna, in nome di una
falsa idea di laicità, tutta giacobina, di riconoscersi debitrice al cristianesimo.
Instancabilmente Giovanni Paolo II, come ci ha ricordato anche domenica 2 maggio,
da tempo va sostenendo che "solo un'Europa che non rimuova, ma riscopra le
proprie radici cristiane potrà essere all'altezza delle grandi sfide del
terzo millennio: la pace, il dialogo tra le culture e le religioni, la salvaguardia
del creato".
I prossimi appuntamenti elettorali - per il rinnovo del
Parlamento europeo e per il rinnovo delle nostre Amministrazioni locali - non
alimentino né sfiducia, né diserzione. E' tempo di coraggio e di
scelte. E' tempo di impegnarsi - anche oltre le scandenze elettorali - perché
nelle sedi decisionali e amministrative siano eletti uomini e donne - presenti
nei diversi schieramenti - e siamo sostenuti programmi che abbiano a cuore: il
primato e la centralità della persona alla luce dei principi di solidarietà
e di sussidiarietà; la tutela della vita umana in ogni istante della sua
esistenza; la promozione della famiglia quale società naturale fondata
sul matrimonio e non assimilabile ad altre forme di convivenza, con la conseguente
promozione di autentiche politiche familiari; un'affettiva libertà educativa,
anche nel campo dell'istruzione scolastica; l'attenzione al mondo del lavoro e
dell'impresa, per un rilancio del sistema economico e produttivo; il lancio o
il rilancio di una welfare society, con attenzione alle fasce più deboli,
senza cedimenti allo statalismo e all'assistenzialismo; la pace e la giustizia
tra i popoli, da costruire attraverso il dialogo e l'assunzione di precise responsabilità
politiche, sociali ed economiche, bandendo posizioni utopistiche e ideologiche
cge frenano il cammino della pace.
Casalmaggiore, maggio 2004
Don
Alberto Franzini