L'invito di Gesù a Simon Pietro, di prendere di nuovo il largo e di calare le reti nonostante una pesca infruttuosa, è stato scelto da Giovanni Paolo II come invito a tutta la Chiesa, dopo l'anno giubilare: a fidarsi della parola di Cristo, a non rimanere prigioniera degli insuccessi, a non spaventarsi delle difficoltà, a non avvilirsi nelle frustrazioni, ad aver fede nonostante tutto. E fu Pietro, in quella pesca, a dire la parola della fede: "Sulla tua parola getterò le reti" (Lc 5,5). Pietro e i primi discepoli si fidarono della parola di Cristo e "presero una quantità enorme di pesci" (Lc 5,6).
Da allora è sempre successo così! Ecco perché il Papa, nella sua Lettera apostolica "Novo millennio ineunte", del gennaio scorso, mette in guardia da una tentazione che da sempre è un'insidia al nostro cammino spirituale prima ancora che alla nostra azione pastorale: è la tentazione "di pensare che i risultati dipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare" (n. 38); è la tentazione di dimenticare che "senza Cristo non possiamo fare nulla" (cf. Gv 15,5). Tutti noi abbiamo fatto e continuiamo a fare questa esperienza: "Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla" (Lc 5,5). E' il mistero della nostra sterilità, che diventa addirittura feconda quando essa è vissuta all'interno della fede: così come la sterilità-verginità di Maria ha prodotto il colmo della fecondità, quando Maria, anticipando Simon Pietro, disse all'angelo: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).
All'inizio di un nuovo anno pastorale, segnato dagli avvenimenti tragici di un attentato terroristico che non ha precedenti nella storia, è opportuno che, tra noi cristiani, si confermi questo atteggiamento di fede e vada in circolo, nelle nostre arterie e vene pastorali, questa preziosa linfa, per non cadere vittime di una mentalità efficientistica tutt'altro che assente anche nelle nostre comunità cristiane: l'essere è più importante del fare; l'ascolto della parola di Dio è prioritario rispetto all'organizzare; la grazia di Dio è la fonte delle nostre opere buone, e non viceversa.
Proprio per questo motivo - e non certo per "rinchiuderci in sagrestia" - daremo priorità, in questo anno pastorale, a tutto ciò che ci fa crescere nella esperienza cristiana, accogliendo alcune preziose indicazioni del Papa nella Lettera "Novo millennio ineunte".
A cominciare dalla preghiera, liturgica e personale. Questo l'invito del Papa: "Le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche scuole di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti. Una preghiera intensa, dunque, che tuttavia non distoglie dall'impegno nella storia" (n. 33). Dedicheremo il primo martedì del mese a un'ora di preghiera e di adorazione dell'Eucaristia. Intensificheremo la nostra preghiera nei tempi forti dell'Avvento e della Quaresima, anche recitando insieme i salmi del Vespro nella celebrazione feriale dell'eucaristia e adorando l'eucaristia durante la celebrazione domenicale del Vespro. Il cuore del cammino liturgico rimane sempre l'eucaristia domenicale, da vivere insieme con gioia e riconoscenza al Signore.
In secondo luogo, continueremo l'esperienza della lettura di un libro della Bibbia. Scrive il Papa: "E' necessario che l'ascolto della Parola diventi un incontro vitale, nell'antica e sempre valida tradizione della lectio divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta, plasma l'esistenza" (n. 39). Dedicheremo due incontri ogni mese alla lettura commentata della Lettera agli Ebrei, in modo che la nostra fede sia sempre più consapevolmente conosciuta, attingendo alle fonti fresche delle origini cristiane. Rivolgo l'invito a tutti gli adulti, perché, superando pigrizie e accogliendo di buon grado l'occasione che viene offerta, si trovi la forza per uscire di casa e incontrarsi con gli altri per meditare insieme sulla parola di Dio.
Il terzo impegno è quello della testimonianza e della missione. Due priorità per il prossimo anno pastorale: la cura dei ragazzi e dei giovani e l'attenzione alla famiglia.
Circa il primo aspetto, il Papa scrive: "Per quanto riguarda i giovani, il giubileo ci ha offerto una testimonianza di generosa disponibilità. Dobbiamo saper valorizzare quella risposta consolante, investendo quell'entusiasmo come un nuovo talento che il Signore ci ha messo nelle mani perché lo facciamo fruttificare" (n. 40). Vorrei che dedicassimo, tutti, più tempo ed energie ai nostri ragazzi, che sono il futuro della Chiesa e della società. Vorrei anche che i giovani stessi diventassero più protagonisti della loro formazione e uscissero da una situazione di pigrizia anche spirituale che da tempo li rende comunque insoddisfatti. Sarà importante che noi adulti - genitori, preti, catechisti - dedichiamo più tempo alla relazione con loro e ci mettiamo generosamente a disposizione per camminare insieme a loro e così crescere nella passione per la vita.
Circa la famiglia, ecco le parole del Papa: "Su questo punto, la Chiesa non può cedere alle pressioni di una certa cultura, anche se diffusa e talvolta militante. Occorre piuttosto fare in modo che attraverso un'educazione evangelica sempre più completa, le famiglie cristiane offrano un esempio convincente della possibilità di una matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della persona umana. Le famiglie stesse devono essere sempre più consapevoli dell'attenzione dovuta ai figli e farsi soggetti attivi di un'efficace presenza ecclesiale e sociale a tutela dei loro diritti" (n. 47). Anche attraverso l'Associazione Famiglie, promuoveremo incontri di carattere formativo, per rimotivarci in una scommessa educativa che è la ragione della famiglia stessa.
Che il Signore ci aiuti tutti a camminare insieme sulle sue strade e ci doni quella consolazione con la quale anche noi possiamo consolare tutti coloro che si trovano in ogni genere di afflizione, come ci ammonisce l'apostolo Paolo (cf. 2 Cor 1,4).
Insieme a don Guido e a don Davide, vi saluto fraternamente.