Da "Ritrovarci": Rinnovare le campane per rinnovare la fede (Giu. 2001)
di don Alberto Franzini

Le otto campane del nostro Duomo sono state smontate, con un intervento spettacolare della ditta Danese, lo scorso 19 aprile. Il restauro è stato affidato alla ditta Capanni. Previsto per la domenica 17 giugno il rito di benedizione del rinnovato concerto. Un ringraziamento ai parrocchiani generosi. Un appello alla ripresa della fede cristiana.

Con uno spettacolare intervento, una nuova e gigantesca gru, di costruzione tedesca, della ditta Danese - con una portata massima di 200 tonnellate e con un'altezza di oltre 90 metri - ha smontato le otto campane dalla cella campanaria della torre del Duomo. Le campane sono state trasportate presso la ditta Capanni, con sede a Castelnovo ne' Monti (Reggio Emilia), per l'operazione di "giratura". In che consiste?

Va ricordato che le nostre campane risalgono al 1899, salvo la IV che è del 1909. Sono tutte della Fonderia Pruneri della Valtellina, che è stata, fra le grandi Fonderie Lombarde, una delle ultime a scomparire. La Fonderia Pruneri, infatti cessò l'attività poco dopo la Grande Guerra. Le nostre campane sono di notevole pregio per qualità foniche, per il tipo di bronzo e per l'impostazione della parte ornamentale. Sono tutte dedicate ai santi, e precisamente: alla Beata Vergine Maria Immacolata, a Santo Stefano protomartire (la più grande), a San Giuseppe, a San Giovanni Battista, a Santa Chiara, a San Sebastiano, a San Rocco, a San Francesco. Hanno da poco superato il secolo di vita e questo per una campana è da considerarsi una buona età. Risentono anche di una cattiva manutenzione che risale agli anni precedenti al 1980. Nel 1980 la ditta Capanni fu chiamata ad intervenire, sistemando al meglio i battagli. Ma dopo un secolo di vita, se si vuole evitare il rischio incombente della crepatura della campane, si è reso indilazionabile l'intervento di "giratura", che, riportando il punto di battuta dei battagli in una nuova posizione, consentirà un prolungamento della durata della campana.

Contestualmente alla rimozione delle campane, si è ritenuto opportuno eseguire anche il rinnovo totale del telaio di sostegno delle campane, il rifacimento dell'impianto elettroautomatico con relative apparecchiature elettriche ed elettroniche, il rinnovo del quadro di comando in sagrestia, la risistemazione dell'orologio della torre, il ripristino estetico delle campane stesse.

Il costo complessivo - lievitato rispetto al preventivo, soprattutto a causa della gru - si aggira sui 120 milioni, senza IVA e salvo imprevisti.

La generosità dei parrocchiani ha raggiunto finora la quota dei 105 milioni.

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Il suono delle campane si intreccia con la vita del nostro popolo, scandisce le ore e i tempi della preghiera e della lode a Dio, chiama i fedeli a celebrare la santa liturgia, ricorda che il tempo della nostra vita va santificato, segnala gli eventi lieti o tristi per tutta la Comunità e per i suoi singoli membri. Le campane sono un patrimonio di tutti e accompagnano le nostre giornate e la storia della nostra gente. Faccio dunque appello alla generosità di tutti per il compimento di quest'opera. I nostri avi hanno avuto la saggezza e la fantasia di attivare opere di carità a servizio dei più bisognosi (ospedali, ospizi per pellegrini, case per orfani…) e sono stati in grado di donarci monumenti insigni (a Casalmaggiore: il Duomo, la torre, l'organo, le campane, il Palazzo abbaziale…) in tempi in cui le condizioni economiche erano di gran lunga peggiori delle nostre. Oggi, nell'età del benessere e della ricchezza, spesso ostentata e il più spesso tenuta nascosta, facciamo fatica anche solo a mantenere quanto i nostri avi ci hanno lasciato. Forse è venuta meno la fede autentica. Ci siamo ammalati di secolarismo e di qualunquismo. Con l'appannarsi della fede, è venuta meno l'appartenenza gioiosa e convinta ad una Comunità, quella cristiana, che ha segnato la nostra identità di popolo di Dio. Le difficoltà economiche, in cui si trovano oggi le parrocchie delle nostre terre, sono il segno di un disagio più profondo. Ci siamo lasciati sedurre dalle sirene del radicalismo laicista, che sta producendo una visione individualistica ed egolatrica dell'esistenza, visione che lascia - sul campo della nostra vita personale e comunitaria - tristezze abissali, solitudini desolate, lacerazioni morali, implosioni narcisistiche, smarrimenti esistenziali, accidie sterilizzanti, cinismi sfiancanti: sono le malattie da "fine impero", che - osiamo sperare - preannunciano l'alba di un tempo nuovo, come ha coraggiosamente scritto il nostro vecchio e santo Papa nel documento "Novo millennio ineunte".

Il mio appello, allora, è per una ripresa più coraggiosa e più appassionata della fede dei nostri padri: una fede che ha generato una civiltà, una cultura di vita, un patrimonio di convinzioni esistenziali, un sentire morale, un'arte (figurativa e musicale), una catena innumerevole di testimoni e di santi popolari che tutti ci invidiano. A queste sorgenti, perenni e feconde del cristianesimo - che annunciano e donano incessantemente il mistero dell'incarnazione, della passione, della morte e risurrezione del Figlio di Dio come il l'unico mistero che appaga la sete di senso dell'uomo - siamo chiamati a far ritorno, se vogliamo costruire un futuro per noi e per le nuove generazioni.

Il ritorno del suono delle nostre campane segni un invito forte: per i più vicini, a vivere la fede cristiana con rinnovato coraggio e senza alcun complesso di inferiorità nei confronti della cultura dominante; per i più lontani, a rinnovare la memoria di un evento che, oltre ad aver cambiato la storia del mondo, è pur sempre operante in loro attraverso il battesimo ricevuto agli inizi della vita e a riconsiderare la figura di Gesù e del suo Corpo storico che è la Chiesa con spirito più cordiale e aperto.