Inizia un nuovo anno pastorale. Inizia un nuovo cammino di evangelizzazione e di catechesi. Ma cosa significa oggi evangelizzare? Significa che i cristiani sono chiamati a far emergere la novità della fede cristiana, l'originalità e l'identità dell'esperienza cristiana, contro l'appiattimento del cristianesimo su una religiosità generica, su valori etici generici. Sono proprio le sfide che derivano dalla complessità culturale e sociale di oggi - dove la complessità è sinonimo di frammentazione (se non di frantumazione) dei saperi, dei ruoli, delle relazioni, delle esperienze - a richiedere sempre di più un centro unificante, un senso globale che impedisca alla nostra esistenza di ridursi ad una successione disordinata di esperienze valutate come "soddisfacenti" o "insoddisfacenti", non più come vere o false, come "bene" o "male". La cultura che prevale oggi è quella del ripiegamento su un minimo comune denominatore dove, in nome della tolleranza, del dialogo e perfino della democrazia, si cede alla tentazione della omologazione. E' uno degli scogli più pericolosi, perché più sottili e nascosti, per la navigazione di noi cristiani: quello dello svigorimento della nostra fede, della annacquatura della proposta evangelica nel pensiero dominante, spacciato per sostanzialmente buono proprio in quanto dominante: e siamo al buonismo oggi così diffuso, dove bene e male si perdono in un tutto indistinto, generico e avalutativo. La fede diventa totalmente strumentale ai progetti sociali e culturali della magggioranza, dalla quale si ha il timore di distinguersi in nome di un presunto spirito ecumenico e missionario. La testimonianza cristiana perde così il suo carattere di bellezza e di gratuità - opera appunto della grazia di Dio - perché assume l'andatura o della sobordinazione alla cultura dominante o dell'affanno volontaristico che si esplica nella prassi sociale.
Non è un caso che oggi molti cristiani parlino quasi solo di diritti dell'uomo, di solidarietà internazionale, di pace, di ecologia, di abolizione della pena di morte, senza accorgersi di diventare in tal modo funzionali a chi riduce la Chiesa a un'agenzia utile per rafforzare l'etica sociale fondata sul consenso della maggioranza o a chi esalta la Chiesa solo come ente socio-assistenziale: una specie di "mbulanza" per i casi disperati, di "Croce rossa" per le vittime delle insipienze sociali dei nostri tempi. Bisogna certo prendersi cura dei drogati, curare il disagio giovanile, prendersi cura dei figli e dei genitori disorientati. Ma non può essre solo questo il compito di una comunità cristiana.
La comunità cristiana, oggi più che mai, è chiamata ad annunciare Gesù Cristo come unico Salvatore dell'uomo e della storia; Gesù Cristo come l'unico Signore della nostra vita e della nostra morte; Gesù Cristo come colui che ci libera dal peccato e dalla morte eterna. Senza questa prospettiva evangelica, il giusto e sacrosanto impegno a favore dell'uomo rischia di perdersi nelle secche dei clubs intellettuali o nella prassi efficientistica - che produce angosce e disperazioni - di chi presume di salvare l'uomo unicamente con le proprie forze o con le forze della politica, dell'economia, della psicologia. Da qui la necessità di un'autentica evangelizzazione, che inizia con una confessione di fede convinta e appassionata nel Signore crocifisso e risorto, l'unico in grado di dare senso e unitarietà alla vita umana. Solo da questa confessione di fede può provenire una visione capace di illuminare tutte le realtà e le esperienze terrene, e non qualche brandello o qualche settore soltanto: dal rispetto della vita umana, fin dal concepimento, al diritto del nascituro ad avere veri e propri genitori, dalla famiglia fondata sul matrimonio ad un'articolazione della società secondo i principi di sussidiarietà-solidarietà, dal diritto nativo dei genitori ad educare i propri figli secondo una certa visione della vita alla effettiva parità scolastica rispettosa del pluralismo culturale ed educativo e qundi delle originalità e identità dei vari soggetti presenti nella società.
Il nuovo anno catechistico ci aiuti a riscoprire lo stupore di fronte a un Dio che, facendosi carne, ha assunto tutta la nostra umanità per trasfigurarla e renderla capace di Lui: questa è la novità del Vangelo. Diversamente la nostra presenza di cristiani si appiattirebbe su ciò che l'uomo può realizzare e conquistare con i propri mezzi e con i propri sforzi: ma questo renderebbe del tutto insignificante la nostra testimonianza, del tutto insipida la nostra presenza, del tutto sterile la nostra professione di fede cristiana. Altri sanno fare molto di più e molto meglio di noi.