Da "Ritrovarci": Figli di Dio, unici e irripetibili (Giu. 1998)
di don Alberto Franzini

"Mio figlio è morto: clonatelo". E' la richiesta di 40 coppie spagnole, la maggioranza delle quali, avendo perduto un figlio, vuole "rimpiazzarlo" grazie alla clonazione. La richiesta è stata fatta a un congresso di medici in svolgimento a Barcellona nell'aprile scorso, i quali hanno risposto che, attualmente, tale richiesta è scientificamente irrealizzabile, oltre che illegittima dal punto di vista etico. Del resto la Spagna, insieme ad altri 18 Paesi, fra cui l'Italia, ha firmato l'11 gennaio scorso un trattato internazionale che proibisce la clonazione umana, sulla scia di un pronunciamento espresso in materia dal Consiglio d'Europa nel 1997.

La notizia, comunque, è veramente triste. Il fatto che dei genitori progettino dei sostituti affettivi ricorrendo alla biotecnologia, illudendosi di avere delle copie di un figlio perduto, non può non farci riflettere: quale idea della dignità della singola persona, delle relazioni coniugali e familiari, dell'amore e della sessualità, della paternità e della maternità si sta diffondendo? Quale immagine di società è destitata a svilupparsi, se si ipotizza (perché solo di ipotesi ora si tratta) la possibilità di compiere un atto di autentico dispotismo, come la produzione di un essere umano soltanto perché sia la copia biologica di un altro? E' la cultura (ma di cultura si tratta?) che sta dietro a preoccupare. Ed è la stessa che giustifica, anzi promuove tutte le tecniche, anche stravaganti, per la riproduzione extracorporea. Tale cultura ha introdotto l'idea che sia sufficiente il desiderio di avere un figlio per legittimare qualsiasi pratica riproduttiva: non importa il come, non importa il perché, non importa il prezzo da pagare. E' questa laprima manipolazione - la manipolazione delle coscienze - che è stata introdotta dalle biotecnologie, con la silenziosa complicità e a volta l'esplicita corrività della cosiddetta comunità scientifica, e con la solita connivenza di un'informazione giornalistica approssimativa e compiacente. Il desiderio legittimo di avere figli, e figli sani e belli e intelligenti, viene spacciato come un diritto ed è stata indicata anche la via per soddisfarlo: con la fecondazione in vitro, si dice, si può controllare il nascituro e il prodotto è assicurato. Sterili o no, coppie o single, etero o omosessuali, tutto è possibile: e il bambino viene al mondo come un oggetto da possedere, un bene funzionale ai nostri reconditi desideri, e non più come una persona da accogliere e da amare, proprio come una sorpresa, come un dono sul quale non possiamo mettere le nostre mani rapaci. Se oggi questo è già possibile, perché stupirci se alcuni genitori oggi manifestano il desiderio di avere una copia biologica del figlio perduto? Che importa se questo nuovo figlio è voluto non per se stesso, ma solo per soddisfare i desideri dei genitori? Che importa se il figlio è risotto a merce, a oggetto da comprare e da fabbricare?

Il secolo che chiude, e che ha già visto tante devastazioni e tanti eccidi perpetrati dalle ideologie di turno, rischia di consegnare al millennio veniente un altro delirio di onnipotenza, che, sull'onda della fin troppo facile esca dei desideri e dei diritti, non farà che creare incubi e nuove stragi.

E' ancora il messaggio cristiano ad accendere una luce di speranza, quando ci ricorda che ogni persona è intessuta da Dio nel grembo della madre, è amata da Dio ancor prima della creazione del mondo, è salvata da Gesù Cristo morto e risorto, è abitata dallo Spirito Santo che è caparra di vita eterna. Dio non ha mai clonato nessuno. Dio ha una fantasia stupenda, perché crea ogni persona diversa dall'altra. Ogni essere vivente è un capolavoro unico e irripetibile dell'amore di Dio. E l'amore detesta le copie: perché ama gli originali. O il nostro delirio di onnipotenza è arrivato a presumere che l'uomo può fare meglio di Dio?