E' attorno alla famiglia e alla vita che "si svolge oggi la lotta fondamentale della dignità dell'uomo". Lo ha detto, con accenti forti, il Papa a Rio de Janeiro, ai primi di ottobre, di fronte a 2500 delegati provenienti da tutto il mondo per il Congresso teologico-pastorale sulla famiglia. E continuava Giovanni Paolo II: "Oggi sembra che i nemici di Dio, più che attaccare frontalmente l'Autore del creato, preferiscano colpirlo nelle sue opere". E tra le "verità oscurate" nel cuore dell'uomo, sono particolarmente colpite tutte quelle che riguardano la vita e la famiglia. Tanto che è possibile parlare di cospirazione contro la famiglia da parte di numerose lobbies internazionali, più interessate al mero sviluppo dell'economia che al vero bene della persona umana.
Questa onda lunga arriva fino a noi, alle nostre città e ai nostri paesi. Che fare di fronte alla frantumazione della vita familiare, che è in vertiginoso aumento anche da noi?
Noi cristiani siamo chiamati anzitutto a riproporre il vangelo della famiglia, così come Dio ce lo ha amorosamente consegnato nelle Scritture e nella storia della salvezza. Dio, creando l'uomo a sua immagine e somiglianza, lo ha creato "maschio e femmina", ossia lo ha creato capace di amare. "Non è bene che l'uomo sia solo", dice Dio nella Scrittura. La solitudine originaria di Adamo non è la vera vocazione della persona umana, che invece è stata costituita da Dio stesso in vista della relazione, e di una relazione unica e originale quale viene sperimentata nel rapporto coniugale, dove i due "sono una carne sola". "Questa è carne dalla mia carne, ossa dalle mie ossa. La prima espressione che esce dalla bocca dell'uomo, secondo il racconto del cap. 2 di Genesi è una canzone d'amore, è un inno alla relazione coniugale, ancor prima che una preghiera a Dio. E questo ci fa comprendere il senso e la bellezza profonda della sessualità umana secondo il progetto originario di Dio. Viene così delineato il cammino autentico di ogni figlio d'uomo: quello della fuoriuscita da se stessi e dalla propria radicale incompiutezza, dell'abbandono del porto sicuro di se stessi per approdare coraggiosamente al mistero di un altro essere, uguale a me nella dignità , ma diversa da me, perché a me reciproco. E' qui che prende rilievo la bipolarità di "maschile" e "femminile", che la cultura corrente, così segnata dalla omologazione e dall'unisex, ha relativizzato, fino a mettere in gioco i problemi centrali dell'uomo, della sua identità e della sua vocazione.
Ecco perché i due "saranno una sola carne". Siamo creati ad immagine di Dio. E poiché Dio è una comunione reciproca fra Padre, Figlio e Spirito Santo, anche la persona umana è creata - proprio mediante il suo essere maschio e femmina - per vivere nel tempo e nelle sue viscere umane quello che Dio è nella sua vita intima dall'eternità.
E non può essere un caso che uno dei compiti e delle esperienze più significative dell'esistenza umana, ossia l'accensione della vita - con i compiti educativi che l'accompagnano - avvenga nel contesto di una relazione unica d'amore, quale è quella sessuale, fra l'uomo e la donna: anzi, come dice la Scrittura, fra l'uomo e la sua donna, non fra un uomo e una donna qualunque. E troviamo qui la radice, non scalfibile da nessuna cultura e da nessuna moda, del matrimonio e della famiglia, che sono i luoghi in cui ogni persona è chiamata a sperimentare, fare proprio e partecipare a quell'amore senza il quale l'uomo non potrebbe vivere e tutta la sua vita sarebbe priva di senso.
Ma l'annuncio del vangelo della famiglia non basta, perché viviamo in un contesto che è fortemente segnato dal secolarismo e dal relativismo etico. Da qui l'appello del Papa, sempre a Rio de Janeiro, per "incoraggiare ogni sforzo volto a promuovere strutture organizzative, sia nell'ambito nazionale che internazionale, che si assumano la responsabilità di instaurare un dialogo costruttivo con gli organismi politici, dai quali dipende in buona parte il destino della famiglia e della sua missione al servizio della vita. E trovare le vie comune per continuare a proporre efficacemente al mondo i valori fondamentali del piano di Dio, significa impegnarsi nella tutela del futuro dell'umanità".
Dal Congresso teologico-pastorale sulla famiglia di Rio de Janeiro sono emersi alcuni punti fermi, che guideranno il cammino delle famiglie nel futuro. Partendo dalla constatazione che è in atto un attacco sistematico alla famiglia di cui le politiche dell'ONU sono in qualche modo la sintesi, è anzitutto emersa la necessità che le famiglie rifuggano dalla tentazione di difendere ciò che è rimasto erigendo delle fortezze, per lanciarsi invece in un coinvolgimento attivo nella società, diventando sempre più protagoniste delle politiche familiari. Un altro punto fermo: il riconoscimento dei diritti della maternità, un'istituzione che viene sempre più negata e ostacolata in tante zone del mondo (vedi, ad es., la Cina che prescrive il figlio unico). Ancora: occorre impegnarsi culturalmente e politicamente per la riaffermazione della struttura naturale della famiglia, fondata sul matrimonio, luogo dell'amore coniugale tra uomo e donna e dell'apertura alla vita, luogo di educazione autentica dei figli attraverso la figura paterna e materna, evitando dannose e innaturali equiparazioni con altre forme di unione. Infine, malgrado l'ideologia dominante voglia imporre la visione opposta, va riaffermato che i bambini sono una benedizione per l'umanità: un'umanità senza bambini è un'umanità senza futuro, dunque senza speranza.
E' inutile negare che non solo l'annuncio del vangelo, ma anche il futuro stesso dell'umanità dipenderanno in gran parte dalla famiglia.