OMELIA DEL XXV APRILE 2003
(Chiesa di san Francesco - don Alberto Franzini, parroco)
25 aprile 2003
OMELIA DEL XXV APRILE 2003
(Chiesa di san Francesco - don Alberto Franzini, parroco)
25 aprile 2003
Nel contesto dell'ottava di Pasqua, in cui si prolunga la celebrazione del
Cristo crocifisso e risorto, celebriamo anche, da cristiani, una data significativa
della nostra storia nazionale: la festa della Liberazione. Questa ricorrenza
ci riporta al 25 aprile del 1945, che segnò la fine di una triplice
guerra: una guerra di indipendenza nazionale nei confronti di chi occupava
anche militarmente il nostro territorio nazionale; una guerra di liberazione
da un regime che aveva soffocato le principali libertà civili e personali;
una guerra civile fra gli italiani con ideologie diverse e anche contrapposte,
guerra che - come in questi anni le ricerche storiche mettono in luce - aveva
causato non pochi episodi di violenza.
Qui vogliamo ricordare la ricorrenza soprattutto nella preghiera per le vittime
e nella preghiera per il futuro dell'intero popolo italiano.
La preghiera per le vittime è doverosa, perché le vittime ci
ricordano che la libertà può avere un prezzo anche molto alto;
ci ricordano che la pace non può essere mantenuta a lungo senza la
giustizia e la libertà, ossia senza il rispetto dei fondamentali diritti
della persona umana; ci ricordano che la libertà, di cui l'Italia ha
potuto godere in questi ultimi quasi 60 anni della sua storia, è anche
il frutto del loro sacrificio: il sacrificio dei tanti italiani e anche dei
tanti non italiani che hanno combattuto contro le dittature e i totalitarismi
che avevano causato vittime, drammi e macerie nell'Europa di quei decenni.
Le vittime ci ricordano che anche il Signore Gesù ha salvato il mondo
non a parole, ma versando il proprio sangue. E dunque vogliamo associare le
vittime di quella guerra - la seconda guerra mondiale - e le vittime di tutte
le guerre e di tutte le violenze al sacrificio di Gesù sulla croce,
di cui facciamo memoria sacramentale in ogni eucaristia.
La nostra preghiera oggi è anche per tutto il popolo italiano, perché
- nel contesto del mondo intero - sappia percorrere sentieri anche difficili
e impegnativi, affinché non siano mai soffocati i quattro pilastri
della pace, di cui scrisse papa Giovanni XXIII nell'enciclica Pacem in terris,
quarant'anni fa: la verità, la giustizia, la carità e la libertà.
Non può esistere pace sociale e pace fra le nazioni senza la contemporanea
presenza di questi quattro pilastri, che stanno o cadono insieme.
Vogliamo pregare perché tutti gli italiani, anche alla luce degli avvenimenti
più significativi della nostra storia nazionale, ritrovino le ragioni
di una convivenza civile che sia degna del nostro popolo.
Vogliamo pregare perché le giovani generazioni siano educate anche
al valore del sacrificio - oggi esaltato solo per finalità effimere
- per poter mantenere e arricchire anche nel presente e nel futuro quella
libertà per la quale soffrirono e morirono i nostri padri e i nostri
nonni.
Vogliamo pregare perché nella vita sociale tutti abbiano un lavoro
e una professione, e perché ciascuno venga riconosciuto nella sua dignità
di persona umana.
Vogliamo pregare perché nella vita pubblica non solo vengano rispettati
e fatti rispettare i diritti, ma siano anche vissuti e fatti vivere i doveri
di ciascuno di noi. La ricorrenza odierna ci ricorda che una società
che dimenticasse i doveri e le responsabilità, ad ogni livello, non
può avere una vita lunga.
Vogliamo pregare perché anche la vita politica si sviluppi secondo
le istanze di ogni autentica democrazia, senza accuse selettive, senza manipolazione
delle informazioni, senza il discredito gettato sistematicamente su chi la
pensa in modo diverso, affinché le legittime e necessarie diversità
possano sempre costituire una ricchezza per la vita del nostro popolo, e non
si trasformino mai in astiosità e in delegittimazioni reciproche, dannose
per una matura convivenza sociale e civile.
La memoria dei caduti ci insegni a tenere alta la misura della nostra vita
e ci educhi all'assunzione delle nostre responsabilità personali, familiari,
professionali, ecclesiali e civili, anche a caro prezzo. Chiunque deve sapere,
nel campo del lavoro, delle imprese e del commercio, nel campo della cultura
e della salute, nel campo della vita sociale e della pubblica amministrazione,
che può costare un prezzo alto l'esercizio delle proprie responsabilità.
Ma la vita umana ha valore proprio per essere vissuta e spesa per imprese
nobili e alte.
Per chi tra noi si riconosce ancora cristiano, la memoria dei caduti ci apra
a contemplare il Figlio di Dio, crocifisso sul Golgota, che ha versato il
suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e che
è risorto a vita nuova: quella vita nuova che è stata deposta
in tutti noi attraverso i sacramenti pasquali del battesimo e dell'eucaristia.